La corsa rapidissima del Taimyr, continuata anche alla notte, non durò che venti o ventidue ore, poiché il battello tornò ad arrestarsi presso un’altra costa che sembrava dovesse appartenere alla grande penisola di Boothia.
Dinanzi ai banchi di ghiaccio che la stringevano ancora, non vi erano però canotti esquimesi, né si scorgeva alcuna colonna di fumo che indicasse la presenza di qualche campo o di qualche abitazione.
Mac-Doil e Sandoè, che si erano già rassegnati e che avevano già stretta amicizia anche coll’esquimese senza però riuscire a strappargli di bocca il motivo del suo imbarco, si erano affrettati a salire sulla piattaforma, curiosi di sapere cosa sarebbe accaduto, ma non trovarono né Orloff, né l’ingegnere.
Li videro però comparire pochi istanti prima del mezzodì, portando con loro una bussola ed il sestante per fare il punto.
Avendo dato uno sguardo alla prima per accertarsi della direzione seguita dal battello, con loro vivo stupore videro che l’ago calamitato indicante il nord, invece di essere orizzontale, era inclinato a segno da toccare coll’estremità della lancetta il fondo della scatola.
– È guasta questa bussola? – chiese MacDoil.
– No – disse l’ingegnere.
– Vi dico, signore, che è squilibrata.
– Ed io vi dico che è perfettamente equilibrata e che se non è più orizzontale la colpa non è sua, ma del luogo dove ci troviamo. Signor Orloff, avete finito?…
– Sì, signor Nikirka. Abbiamo?…
– 70°5’16” di latitudine Nord e 96°46’45” di longitudine Ovest.
– Aggiungiamo un minuto secondo alla latitudine, essendo noi lontani qualche po’ dalla costa ed avremo il punto esatto. Giacomo Ross non si è ingannato d’un solo minuto secondo.
– Ripartiamo?…
– Sì – rispose l’ingegnere, scendendo la scala.
– Signor Orloff- chiese Mac-Doil. – Dove siamo noi?
– Al polo… Lampi!…
– Ma magnetico.
– Cosa volete dire? – chiesero i due cacciatori stupiti.
– Che ci troviamo al polo magnetico, vi ho detto.
– Ma se siamo presso la costa americana! – esclamò Sandoé. – Vi sono forse due poli?…
– Certo, mio caro cacciatore. Quello magnetico che si trova a qualche miglio da noi, essendo situato presso le coste occidentali della penisola di Boothia, a 7O°5’17” di latitudine e 96°46’45” di longitudine Ovest, e quello geografico o reale che si trova al 90°.
– Ma vi sono anche al sud due poli? – chiese MacDoil.
– Sì, però non si sa precisamente dove si trovi quello magnetico, poiché secondo Hansteen sarebbe situato a 70° di latitudine e 190° di longitudine e secondo Duperrey a 70°80′ di latitudine e 135° di longitudine.
– E chi lo ha scoperto questo polo magnetico boreale?
– Giacomo Ross, un nipote di Giovanni Ross, il celebre esploratore che nel 1829 visitò questi luoghi scoprendo la penisola di Boothia.
– Ma ditemi, signor Orloff, il polo magnetico, quale influenza esercita sulle bussole?…
– Un’attrazione disastrosa pei naviganti, poiché l’ago si sfalsa e non ci darà più, d’oggi innanzi, delle indicazioni esatte.
«Di passo in passo che una nave si avvicina alle regioni polari gli aghi tendono ad inclinarsi verso il nord, od al sud, se le navi s’avvicinano al polo Australe, e per mantenerli orizzontali è necessario porre all’opposta estremità un leggiero peso, un pezzo di ceralacca o qualche cosa di simile. «Quando la nave poi giunge al polo magnetico, l’ago, se è libero, colla punta tocca il fondo della scatola e non si muove più. Allontanandosi sembra che impazzisca, perde la sua proprietà di segnare il nord e subisce dei cangiamenti dall’ovest all’est.»
– E da cosa deriva quell’attrazione?
– Ecco una domanda che non ha risposta, poiché gli scienziati non hanno finora potuto trovare il vero motivo.
– E come farete ora a dirigervi se le bussole sono sfalsate?
– Sarà necessario fare molte osservazioni collocando le bussole in differenti posti del battello e prendere una media che non sarà poi sempre esatta.
– Rimontiamo ancora al nord?…
– Cioè scendiamo verso il sud del polo magnetico, – disse Orloff, ridendo,
– ma viceversa, saliamo verso il polo geografico.
Mentre chiacchieravano il Teymyr aveva ripresa la corsa tenendosi ad otto o dieci miglia dalle coste della penisola, inoltrandosi nel canale di Franklin il quale bagna le spiagge di Boothia e della Terra di Sommerset all’est e l’isola del Principe di Galles all’ovest.
Essendo il mare quasi sgombro di ghiacci, non scorgendosi che pochi ice-bergs galleggianti e qualche banco, precipitava la corsa come se l’ingegnere volesse raggiungere presto le latitudini elevate.
Le due eliche funzionavano con furore, sollevando a poppa delle ondate spumeggianti ed imprimendo al fuso d’acciaio una velocità di quasi diciannove nodi, marcia straordinaria, quasi incredibile in quell’epoca.
Di quando in quando sui banchi di ghiaccio si vedevano apparire delle foche e qualche tricheco, ma scorgendo quello strano fuso s’affrettavano ad immergersi.
Talora invece erano dei branchi di delfini gladiatori che apparivano e che correvano intorno al battello, scambiandolo forse per una balena. Quei mostri sono i più grandi di tutti poiché raggiungono sei e perfino otto metri e sono anche i più robusti, anzi sono dotati d’una forza veramente prodigiosa.
D’istinti battaglieri, si scagliano contro le balene con furia incredibile, tormentandole accanitamente e cercando di privarle della lingua. Cercavano di prendersela anche col battello, ma quando s’accorsero che le lastre sfidavano i loro robusti denti e che lo sperone era pericoloso pei loro corpi, s’affrettarono a prendere il largo.
Durante tutta la giornata il Taimyr continuò la sua corsa lungo le coste della penisola di Boothia mantenendo la sua straordinaria velocità ed all’indomani, verso il mezzodì, girava la punta settentrionale inoltrandosi nello stretto dell’isola di Sommerset o canale di Murchison.
Il 1° giugno il battello navigava nelle acque del canale della Reggente, ampio braccio di mare che bagna le coste orientali dell’isola di Sommerset e della penisola di Boothia e quelle occidentali della Terra di Baffin, di Cockburn e dell’isola di Port Bowen.
Vi erano ancora molti ghiacci galleggianti in quel canale, tuttavia il Taimyr non s’inquietava e muoveva diritto verso il nord, senza rallentare la sua corsa precipitosa e tenendosi in vista dell’isola di Sommerset.
Il 3 giugno però attraversava il canale all’altezza del 73° parallelo e giungeva sulle coste della Terra di Cockburn, una delle meno note, poiché s’ignora ancora se sia unita a quella di Baffin o separata da qualche canale.
Anche su quelle spiagge si erano accumulati grandi banchi di ghiaccio rendendo impossibile qualunque esplorazione, quantunque l’estate polare fosse già cominciata e la temperatura oscillasse fra i 3° ed i 7° centigradi.
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