La prateria in fuoco

Galoppavano da alcune ore, cercando sempre di sorprendere o qualche daino o qualche tacchino selvatico, quando verso il mezzogiorno, con loro vivo stupore, videro improvvisamente capitarsi addosso una enorme truppa di animali di diversa natura che parevano in preda ad un vivissimo spavento.
Cercavano un capo di selvaggina e ne apparivano delle centinaia. Randolfo, Ralph e perfino le due ragazze stavano per impugnare le armi, non avendo che da scegliere fra tale massa di bestie, quando l’Alligatore, che non trovava naturale quella irruzione, guardando attentamente l’orizzonte, scorse dapprima una larga striscia nerastra che non doveva essere una nube.
– Ralph! – esclamò Randolfo. – Non fate fuoco con noi?
– Lasciate stare i fucili – rispose l’Alligatore, con voce spaventata. – Qui si tratta di fuggire presto e non di cacciare.
– Chi ci minaccia?
– Questi animali fuggono, signore.
– Sono inseguiti dagl’indiani?
– Lo preferirei.
– Spiegatevi, disgraziato!
– Guardate quelle nubi.
– Cosa importa a noi? Verrà un po’ di pioggia a rinfrescarci.
– Non sono nubi.
– E che cosa volete che siano?
– È fumo – disse Ralph. – La prateria è stata incendiata e se noi non fuggiamo verremo arrostiti.
– II fuoco? – esclamarono Telie e Mary con ispavento.
– Acceso da chi? Dalle pelli-rosse? – chiese Randolfo.
– Non lo so. Fuggiamo e subito se volete salvarvi.
– Torniamo verso il Rio Pecos?
– È necessario. Solamente là troveremo la nostra salvezza.
– E gl’indiani?
– Penseremo più tardi a loro.
Le nubi si avvicinavano rapidamente. Avevano una estensione di una lega e diventavano sempre più nere.
Bisognava fuggire. Un galoppo sfrenato poteva solo salvare quei disgraziati dalle fiamme.
I loro cavalli sembravano aver indovinato l’imminenza del pericolo. Guardavano nitrendo la colonna di fumo che s’innalzava da tutte le parti e strappavano le briglie come per invitare i cavalieri a partire senza indugio.
– Andiamo – disse Ralph. – Che le ragazze non perdano le staffe. Chi cade è perduto.
Telie e Mary, che apparivano molto spaventate, raccolsero strettamente le briglie e spronarono i cavalli. Ralph e Randolfo le seguivano da vicino, come se avessero voluto proteggerle anche contro il fuoco.
Appena allentate le briglie, i cavalli partirono ventre a terra, con tutta la celerità di cui erano capaci, come se avessero voluto superare un uragano e lasciare ben lungi il pericolo da cui erano minacciati.
Portavano i loro cavalieri in una corsa sfrenata, precedendo tutte le bestie feroci: i bisonti ed i cavalli selvaggi che erano confusi gli uni cogli altri, in truppe innumerevoli.
Randolfo e Ralph cercavano di moderare l’ardore dei loro corsieri per non superare quelli di Mary e di Telie; l’animazione però delle povere bestie aumentava ad ogni passo ed i loro salti diventavano sempre più impetuosi.
Finalmente spesse nubi di fumo, spinte dal vento che soffiava sulla prateria, avvolgentisi le une le altre in turbini spessi e sinistri, si stesero sul capo dei fuggiaschi. L’oscurità cresceva come quando la notte scende e non brillano stelle in cielo.
Mary e Telie, fuori di se stesse per lo spavento, si volgevano di quando in quando verso Randolfo come per chiedergli protezione e coraggio.
– Avanti, sorella! Avanti, Telie! – rispondeva questi. – La nostra salvezza sta nella rapidità dei nostri cavalli. Il Rio non è forse molto lontano.
Ad un tratto un bagliore rossastro attraversò le tenebre. Ralph e Randolfo si volsero di comune accordo e videro con orrore le erbe a prendere fuoco e proiettare fiamme sinistre su tutta la prateria.
Per un istante si credettero avvolti da una cinta di fuoco.
Il luccicare intermittente di quell’immenso focolare rischiarava con un riflesso minaccioso ed ardente ad un tempo la folla degli animali, resa pazza dal terrore e fuggente a perdifiato.
Tutto lo spazio che i cavalieri avevano lasciato dietro di loro sembrava animato. Uno strepito simile al sordo brontolìo del tuono colpiva gli orecchi dei fuggiaschi.
Randolfo cominciava a dubitare di poter condurre in salvo le due ragazze. Anche Ralph pareva in preda ad un vivissimo spavento.
I loro corsieri però, grazie a sforzi incredibili, riuscivano a tenersi lontani dal fuoco. A malapena soltanto alcuni dei più lesti abitanti della prateria, cervi, antilopi e cavalli selvaggi, potevano raggiungerli e tenersi ai loro fianchi in quella disperata corsa.
Pure di quando in quando i fuggiaschi si vedevano cadere intorno ora un mustano, ora una graziosa antilope, più lungi un cervo od un vecchio bisonte. Ma i congeneri di questi animali fuggivano senza pensare ad altro che alla propria salvezza, abbandonando i compagni alla loro triste sorte.
Fino allora i cavalli di Randolfo, di Ralph e delle due ragazze non avevano perduto le loro forze.
Lo spavento e l’istinto della propria conservazione avevano sostenuto il loro ardore, dando ai loro garretti un’agilità prodigiosa.
Tuttavia dopo un certo tempo Ralph sentì le membra della sua cavalcatura farsi più rigide; la sua respirazione era più ansante ed il galoppo meno allungato.
– Il mio cavallo è stanco – disse con voce atterrita.
– Cerca di sostenerlo più che puoi – rispose Randolfo.
– Sta per esaurirsi.
– Spronalo. Se ti fermi, le fiamme ti raggiungeranno.
L’Alligatore del Lago salato spronò risolutamente. Il povero animale con uno sforzo supremo raggiunse quelli di Randolfo e delle due ragazze, ma quello sforzo non durò molto. Ad un certo punto Randolfo ebbe il dolore di vederlo ricadere per non rialzarsi più mai.
– Aiuto, signor Randolfo! – gridò Ralph.
La situazione era più che mai difficile. Se l’Alligatore del Lago salato rimaneva a terra, in poco tempo sarebbe stato divorato dalle fiamme che continuavano la loro celere marcia.
– Aspettami – disse Randolfo.
Gridò a sua sorella ed a Telie di non fermare i cavalli per tornare indietro e disse a Ralph:
– Salta dietro di me.
– Il vostro cavallo non vi porterà lontano con doppio carico.
– Correrò finché avrò forza, poi vedremo cosa si potrà fare.
L’Alligatore del Lago salato obbedì ed il cavallo, con uno sforzo poderoso, raggiunse quelli delle due ragazze.
Una collina si delineava dinanzi ai fuggiaschi. La salirono al galoppo, credendo di scoprire qualche rifugio.
Oh!… Fortuna insperata!… Da quella vetta essi videro, quasi ai loro piedi, una palude limacciosa che si estendeva sotto un gruppo d’alberi colossali.
– Ecco la nostra salvezza! – gridò Ralph, contento.
– Andremo a tuffarci in quelle acque fangose?
– O là dentro o morire, signor Randolfo.
Stavano per lanciare i cavalli, quando Ralph, che era già saltato a terra e che si era arrampicato su di un albero, scoprì un fiumicello il quale, dopo un breve corso, andava a perdersi nella palude.
La Provvidenza aveva guidato la loro corsa in quel luogo per sottrarli alla più orribile morte.
Il coraggio tornò subito a tutti.
Scesero verso il fiume che era assai scarso d’acqua e veduto un’isoletta rocciosa che poteva difenderli contro l’uragano di fuoco, si recarono colà.
I tre cavalli, abbandonati a loro stessi, si erano gettati nella palude avvoltolandosi in mezzo al fango, come se avessero in quel modo voluto preservarsi dal fuoco.
Cinque secondi dopo i fuggiaschi si trovavano rannicchiati dietro alla roccia, in fondo all’umido asilo che doveva salvarli. Avevano immerso le loro coperte nel ruscello e attendevano con impazienza paurosa il passaggio di quell’uragano di fuoco.
L’incendio progrediva a passi giganteschi. Alle tenebre opache era succeduta una luce sinistra. Una pioggia di scintille cadeva ormai sulla palude e sul gruppo d’alberi, le cui foglie già scoppiettavano.
Un baccano spaventevole si fece udire e la valanga degli animali si precipitò innanzi.
A destra, a sinistra, Randolfo ed i suoi compagni vedevano passare rapidamente bisonti, cavalli selvaggi e cervi in compagnia di antilopi, di giaguari e coguari. Tutti si slanciavano nella palude credendo di salvarsi.
In pochi minuti il fondo melmoso fu riempito da un ammasso di bestie.
Ciò non impediva però che altri animali seguissero i primi, sforzandosi d’aggrapparsi sul dorso degli altri per immergersi a loro volta nel pantano protettore.
Alla prima apparizione di quell’esercito di animali infuriati, Randolfo e Ralph avevano preso i fucili per essere pronti a difendere strenuamente la propria vita e quella delle due fanciulle, ma quelle bestie avevano altro da fare che occuparsi di quelle persone.
Tutte passarono oltre senza far attenzione a quel gruppo umano.
A poco a poco il numero degli animali diminuì, però il cielo era ancora infiammato ed il vento portava sempre delle folate di calore ardente.
– Il fuoco sta per raggiungerci – disse Ralph, che era salito sulla roccia.
– Si dirige verso di noi? – chiesero Mary e Telie con angoscia.
– Pare che abbia deviato. Qui l’erba è scarsa.
Le vampe, non trovando alimento da quella parte, s’erano abbattute sui margini della palude.
Passarono a poca distanza dal fiumicello, lasciando cadere sulle coperte umide di Randolfo e dei suoi compagni nembi di scintille, poi passarono oltre continuando la loro opera di distruzione.
– Sono già lontane – disse Ralph, che si era sbarazzato della coperta.
– Ed i nostri cavalli? – chiese Randolfo.
– Non so dove siano. La notte è calata e non si può distinguere più nulla.
– Andiamo a cercarli.
– La terra sarà ancora ardente, signor Randolfo. Le erbe fumano ancora dappertutto.
– Andiamo a vedere.
Attraversarono il fiumicello e giunsero sulla riva.
Quale desolazione!… Fin dove poteva giungere lo sguardo, quella superba prateria, che poche ore prima ondeggiava sotto il soffio della brezza, non presentava più che una superficie spoglia d’ogni vegetazione.
Qua e là invece giacevano numerosi corpi calcinati, appartenenti a diversi animali e alcuni s’agitavano ancora nelle supreme convulsioni dell’agonia.
Dinanzi a quello spettacolo, Randolfo e Ralph si sentirono stringere il cuore.
– Dove andremo noi ora? – si chiese Randolfo. – Siamo perduti come in un deserto.
– Non ci resta che d’indietreggiare fino al Rio Pecos e presto – disse Ralph. – Se ci fermiamo qui, morremo di fame.
– Come fare se siamo senza cavalli?
– Forse si trovano ancora nella palude.
– Andiamo a vedere.
Si diressero da quella parte e videro, in un angolo della palude, delle ombre nere che si agitavano.
S’accostarono per vedere con quali animali avevano da fare e con gioia si trovarono dinanzi ai tre cavalli.
Baio, vedendo il suo padrone, aveva mandato un lungo nitrito come per salutarlo.
– Non credevo a tanta fortuna – disse Ralph. – Se i cavalli ci fossero mancati, non so se avremmo potuto uscire da questo orrido deserto.
– Sarà lontano il Rio? – chiese Randolfo.
– In tre o quattro tappe lo raggiungeremo.
– E gl’indiani? Tu sai che si trovano in quelle vicinanze.
– E chi vi dice che non ve ne siano anche qui? La prateria non deve essersi incendiata da sola.
– Che siano state le pelli-rosse?
– Lo sospetto. L’Alligatore del Lago salato ha la vista lunga ed è un furbo.
«Per la mia morte!… Io non ho paura di quei serpenti, però non vorrei vedermeli ancora addosso ed in questo momento.»
– Forse tu esageri il pericolo.
– Lo desidero, signor Randolfo.
Aiutarono i cavalli a uscire dalla palude, li pulirono del fango che li copriva, poi li condussero presso al fiume per abbeverarli.
Dopo di averli legati ad una radice che sorgeva dal suolo, si recarono nella pianura per cercare dei viveri.
Non avevano che da scegliere, essendovi moltissimi animali. Fecero a pezzi un cervo che era morto asfissiato, e acceso un bel fuoco con dei pezzi d’albero mezzo consunti, allestirono la cena.
Quella carne fu gradita da tutti, anche dalle due ragazze, essendo molto affamate.
Terminato il pasto, si adagiarono sulla riva del fiumicello per dormire alcune ore. Erano così stanchi che a nessuno venne in mente o meglio non ebbe la voglia di mettersi di guardia.
– Gl’indiani non verranno per ora – disse Ralph. – Possiamo dormire con piena sicurezza.
Il povero Alligatore del Lago salato s’ingannava.
Riposavano da alcune ore, quando tutto d’un colpo furono svegliati dall’urlo di guerra dei loro implacabili nemici. Ralph era stato il primo a balzare in piedi.
– Fuggite!… – aveva gridato.
Una banda numerosissima di pelli-rosse era comparsa e si rovesciava sull’accampamento.
L’Alligatore, con un’agilità straordinaria, balzò nel fiume prima di essere stato scorto, reputando inutile una difesa.
Quando Randolfo riuscì a prendere il fucile, Mary e Telie si trovavano di già nelle mani dei selvaggi e gridavano disperatamente chiamando soccorso.
Egli si gettò in mezzo a quei bruti coll’impeto che infonde la disperazione, ma venti braccia vigorose lo afferrarono.
In un momento si vide a terra colle mani legate dietro al dorso, mentre le pelli-rosse conducevano via sua sorella e Telie, minacciandole colle scuri e coi coltelli.

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