La mattina del terzo, dopo una breve calma, girava il capo Sirik, promontorio roccioso coronato da alcune isole e isolotti che chiude la vasta baia di Sarawak verso nord. Sandokan, che temeva di trovarsi da un istante all’altro dinanzi alla flottiglia di James Brooke, fece caricare i cannoni, nascondere due terzi dell’equipaggio; quindi innalzò la bandiera olandese. Dopo di che, mise la prua al capo Tanjong-Datu, che ad occidente chiude la baia, in vicinanza del quale doveva passare l’Helgolandproveniente dall’India. Verso il mezzodì dello stesso giorno, tra la generale sorpresa, laPerla di Labuan si imbatteva nella cannoniera olandese che tre giorni prima aveva incontrato nelle acque dell’isola Whale. Sandokan, nel vederla, lasciò andare un violento pugno sulla murata. – Ancora la cannoniera! – esclamò, aggrottando la fronte e mostrando i denti, bianchi e aguzzi come quelli di una tigre. – Tu vuoi che io faccia bere del sangue ai miei tigrotti.
– Ci spia, Sandokan – disse Yanez.
– Ma io la colerò a picco.
– Non lo farai, Sandokan. Un colpo di cannone può essere udito dalla flotta di Brooke.
– Io me ne rido della flotta delrajah .
– Sii prudente, Sandokan.
– Sarò prudente, giacché lo vuoi, ma vedrai che quella cannoniera ci tenderà un agguato alla foce del Sarawak.
– Non sei la Tigre della Malesia, tu?
– Sì, ma abbiamo lavergine della pagoda a bordo. Una palla potrebbe colpirla.
– Coi nostri petti le faremo scudo.
La cannoniera olandese era giunta a duecento metri dallaPerla di Labuan . Sul suo ponte si vedevano il capitano, munito di un cannocchiale e, affollati a prua, una trentina di marinai armati di carabine. A poppa alcuni artiglieri circondavano un grosso cannone.
Girò due volte attorno alpraho descrivendo un grandissimo semicerchio, poi virò di bordo mettendo la prua a sud, verso Sarawak.
La sua velocità era tale che in tre quarti d’ora non si scorgeva più che un sottile pennacchio di fumo. – Dannazione! – esclamò Sandokan. – Se mi torni a tiro ti mando a picco con una sola bordata. La Tigre, anche se non è di cattivo umore, non si lascia avvicinare tre volte impunemente.
– La ritroveremo a Sarawak – disse Yanez.
– Lo spero, ma…
Un grido che veniva dall’alto lo interruppe bruscamente.
– Eh! Unosteamer all’orizzonte! – aveva gridato un pirata che si teneva a cavalcioni del gran pennone di maestra.
– Un incrociatore, forse! – esclamò Sandokan il cui sguardo si accese.
– Da dove viene?
– Dal nord – rispose il gabbiere.
– Lo vedi bene?
– Non scorgo che il fumo e l’estremità dei suoi alberi.
– Se fosse l’Helgoland! – esclamò Yanez.
– È impossibile! Verrebbe dall’occidente, non già dal nord.
– Può aver toccato Labuan.
– Kammamuri! – gridò la Tigre.
Ilmaharatto , che si era issato sul coronamento di poppa, si slanciò giù correndo verso il pirata.
– Conosci l’Helgoland? – chiese la Tigre.
– Sì, padrone.
– Ebbene, seguimi!
Si slanciarono verso i paterazzi, s’inerpicarono fino alla estremità dell’albero di maestra e fissarono i loro sguardi sulla verdastra superficie del mare.
Da Mompracem a Sarawak (quarta parte)
21 Agosto 2007 Di Lascia un commento
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