Ilrajah , quantunque possedesse un coraggio straordinario, a quelle parole era diventato pallido.
– Si vorrebbe uccidermi? – chiese con un tono di voce che non era più calmo.
– Se non accettate lo scambio, lo farò – disse freddamente Sandokan.
– Uno scambio? E quale?
– Che i vostri mi restituiscano Yanez, ed io restituirò a voi la libertà.
– Vi preme dunque quell’uomo?
– Assai.
– Perché?
– Perché mi ha sempre amato come se fossi suo fratello. Accettate la proposta?
– Accetto – disse ilrajah , dopo un momento di riflessione.
– Dovete lasciarvi legare e imbavagliare.
– Perché?
– I vostri potrebbero ritornare qui in maggior numero e darci battaglia.
– Volete condurmi via?
– In un luogo sicuro.
– Fate quello che credete.
Sandokan fece un gesto a Kammamuri. Subito quattro barelle di rami intrecciati, portate da robusti pirati, si fecero innanzi. La prima era libera, la seconda era occupata da Tremal-Naik e le altre da duedayachi del drappello di Sambigliong, gravemente feriti.
– Imbavaglia e lega ilrajah – disse Sandokan almaharatto .
– Sta bene, capitano.
Con solide corde legò ilrajah , lo imbavagliò con un fazzoletto di seta, indi lo fece collocare nella barella vuota.
– Dove andiamo, capitano? – chiese quand’ebbe finito.
– Torniamo all’accampamento – rispose Sandokan.
Accostò il fischietto d’argento alle labbra e ne trasse tre note acute.
I pirati che stavano inseguendo gli indiani tornarono rapidamente indietro, con Sambigliong e Aïer-Duk.
Sandokan fece rapidamente l’appello.
Undici uomini mancavano.
– Sono morti – disse Tanauduriam.
Il drappello si mise rapidamente in cammino, cacciandosi sotto i boschi e descrivendo un semicerchio attorno alla collina dominata dal fortino. Dieci uomini, guidati da Sambigliong e da Tanauduriam, aprivano la marcia con le carabine in mano, pronti a respingere qualsiasi attacco, poi venivano le barelle dei feriti, quella delrajah e quella di Tremal-Naik, Aïer-Duk, con gli altri, chiudeva la marcia.
Il viaggio fu rapidissimo. Alle cinque del mattino, senza che avessero incontrato alcun indiano od alcundayaco , giungevano al villaggio abbandonato, difeso da solide palizzate e da terrapieni.
Sandokan lanciò alcuni uomini in tutte le direzioni, per non venire improvvisamente attaccato dalle truppe di Sarawak, poi fece slegare ilrajah , il quale durante il viaggio non aveva mai tentato di pronunciare una parola.
– Se non vi dispiace, scrivete, James Brooke – gli disse Sandokan presentandogli un foglietto di carta e una matita.
– Cosa devo scrivere? – chiese ilrajah che sembrava assai calmo.
– Che siete prigioniero della Tigre della Malesia e che per salvarvi bisogna porre immediatamente in libertà Yanez, o meglio lord Welker.
Ilrajah prese il foglietto, se lo mise sulle ginocchia e si accinse a scrivere.
– Un momento – disse Sandokan.
– C’è qualcosa d’altro? – chiese l’inglese inarcando le ciglia.-
Aggiungete che se fra quattro ore Yanez non è qui, io vi impiccherò al più grosso albero della foresta.
– Sta bene.
– Un’altra cosa aggiungete – disse Sandokan.
– Ed è?…
– Che non tentino di liberarvi con la forza, perché al primo drappello armato che scorgo vi faccio egualmente appiccare.
– Pare che vi prema assai di vedermi appiccato – disse ilrajah con ironia.
– Non lo nego, James Brooke – rispose Sandokan dardeggiando su di lui uno sguardo feroce. – Scrivete.
Ilrajah prese la matita e scrisse la lettera che poi passò a Sandokan.
– Va bene – rispose questi dopo averla letta. – Sambigliong!
Il pirata accorse.
Il combattimento (seconda parte)
3 Dicembre 2007 Di Lascia un commento
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