La battaglia (prima parte)

 La foce del fiume, che forma una specie di porto riparato da banchi sabbiosi e da scogliere contro le quali si rompe la furia del mare, presentava un magnifico spettacolo. Lungo le rive si stendevano magnifiche boscaglie dipisang dalle gigantesche foglie, le cui frutta hanno un color giallo dorato, di stupendi mangostani, di preziosi sagù dai cui tronchi si estrae una fecola assai nutritiva, digambir , dibetel e di colossali alberi della canfora, sui cui rami urlavano bande di scimmie di un bel colore verde, e cicalavano bande di tucani dagli enormi becchi.
 Sul fiume andavano e venivano, o danzavano all’ancora, barche, barchette,prahos malesi, bughisi, bornesi, macassaresi, grandigiong giavanesi con le vele dipinte, giunche cinesi di forme barocche e pesanti, piccole navi olandesi ed inglesi. Alcuni navigli erano in attesa di un carico e altri del vento propizio che permettesse loro di prendere il largo.
 Sulle scogliere e sui banchi si vedevanodayachi seminudi occupati a pescare e stormi di albatros, giganteschi volatili forniti di un becco robustissimo che sfonda, senza fatica, il cranio di un uomo, e stormi di rapidissimi uccelli marini, chiamati comunemente fregate.
 Sandokan, appena l’Helgolandebbe gettata l’ancora in un buon punto, proprio in mezzo alla fiumana che scendeva lentamente con la marea, affrettossianciare uno sguardo sulle navi che lo circondavano.
 I suoi occhi caddero subito su di un piccoloschooner , armato con numerose artiglierie, che sbarrava il passo trecento metri più in su. A quella vista una sorda imprecazione gli uscì dalle labbra e la sua fronte si aggrottò.
 – Yanez – diss’egli all’amico che gli stava vicino, – leggi il nome di quel legno.
 – Temi qualche cosa? – chiese il portoghese puntando il cannocchiale.
 – Chissà! Leggi, Yanez.
 -Il Realista , sta scritto a poppa.
 – Non mi ero ingannato. Il cuore mi diceva che quello era proprio di legno che servì a James Brooke per sterminare i pirati malesi.
 – Per Bacco! – esclamò il portoghese. – Abbiamo un vicino formidabile.
 – Che manderei a picco volentieri per vendicare i miei confratelli.
 – Non lo manderai, se non ci seccherà. Bisogna essere prudenti, fratello, e molto, se si vuole liberare il povero Tremal-Naik.
 – Lo so, e sarò prudente.
 – Toh, guarda, una barca che si dirige verso di noi. Chi è quel brutto uomo?
 Sandokan si curvò sulla murata e guardò. Una barchetta scavata nel tronco di un albero, montata da un uomo dalla pelle giallognola, con un perizoma rosso ai fianchi, anelli di rame ai piedi e alle mani, un berretto di piume in capo e un gigantesco becco di tucano sulla fronte, si avvicinava al vascello.
 – È unbazir – disse Sandokan.
 – Che cosa vuol dire?
 – Un ministro di Dinata o di Giuwata, le due divinità deidayachi . – Che cosa viene a fare a bordo?
 – A regalarci qualche stupido presagio.
 – Mandiamolo a casa di Belzebù, non sappiamo che farcene dei presagi.
 – Anzi, lo riceveremo, Yanez. Ci darà precise informazioni su James Brooke e sulla sua flotta.
 La barchetta era giunta presso il vascello.
 Sandokan fece gettare la scala e ilbazir salì sul ponte con un’agilità sorprendente.
 – Che cosa vieni a fare? – chiese Sandokan, parlando in lingua dayaca.
 – A venderti i miei presagi – rispose ilbazir , scrollando i suoi numerosi anelli che tintinnavano graziosamente.
 – Non so che cosa farne. Ti domando altre cose.
 – Quali?
 – Odimi bene, amico mio. Io voglio sapere molte cose da te e se mi risponderai bene, avrai un belkriss e tantotuwak (liquore inebriante) da bere un mese.
 Gli occhi deldayaco brillarono di cupidigia.
 – Parla – disse.
 – Da dove vieni?
 – Dalla città.
 – Che cosa fa ilrajah Brooke?
 – Si fortifica!
 – Ha paura di qualche sollevazione?
 – Sì, dei cinesi e del nipote di Muda-Hassim, l’antico nostro Sultano.
 – Hai mai lasciato Sarawak, tu?
 – Mai.
 – Hai visto condurre a Sarawak un prigioniero color del bronzo?
 Ilbazir pensò alcuni istanti.
 – Un uomo grande e bello? – chiese.
 – Sì, grande e bello – disse Sandokan.
 – Che aveva il colore degli indiani?
 – Sì, era un indiano.
 – L’ho visto sbarcare alcuni mesi or sono.
 – Dove fu rinchiuso?
 – Non lo so, ma può dirtelo un pescatore che abita laggiù disse ildayaco additando una capannuccia di foglie che sorgeva sulla sponda sinistra. – Quell’uomo accompagnò il prigioniero.
 – Quando potrò vedere quel pescatore?
 – Ora si trova a pescare, ma questa sera tornerà alla capanna.
 – Basta così. Olà, Hirundo, regala il tuokriss a quest’uomo e deponi nella sua canoa un barile di gin.
 Il pirata non se lo fece dire due volte. Fece portare nella canoa un barilotto di liquore e diede il suokriss albazir , il quale se ne andò contento, come se gli fosse stata regalata una intera provincia.
 – Che cosa pensi di fare, fratello? – chiese Yanez appena ildayaco ebbe sgombrato il ponte.
 – Agirò immediatamente – rispose Sandokan. – Fra un’ora sarà notte e manderemo a prendere il pescatore.
 – E poi?
 – Quando sapremo dove si trova Tremal-Naik saliremo a Sarawak e andremo a trovare James Brooke.
 – James Brooke?
 – Non andremo come pirati, ma come grandi personaggi. Tu sarai ambasciatore olandese.
 – Si corre un brutto pericolo, Sandokan. Se Brooke si accorge della gherminella ci farà appiccare.
 – Non aver timore, Yanez. La corda che impiccherà la Tigre della Malesia non è stata ancora intrecciata.
 – Capitano – disse in quell’istante Hirundo, avvicinandosi a Sandokan. – Arrivano delle navi.
 La Tigre della Malesia e Yanez si volsero verso la foce del fiume e videro due brigantini da guerra con numerose artiglierie, battenti bandiera inglese, bordeggiare al largo, cercando di girare la punta Montabas.
 – Oh! – fece Yanez. – Altri vascelli da guerra!
 – Ti sorprende, forse? – chiese la Tigre della Malesia.
 – Un poco, fratello. Qui, in questo fiume, sotto gli occhi di Brooke, non mi sento sicuro. Dubito di tutti.
 – Hai torto, Yanez. Vascelli inglesi ve ne sono sempre qui.
 I due brigantini, dopo aver bordeggiato per una mezz’ora, entrarono nella fiumana, rimorchiati da una mezza dozzina di imbarcazioni.
 Salutarono la bandiera delrajah con due colpi di cannone, passarono a tribordo dell’Helgolande andarono a gettare l’ancora l’uno a destra e l’altro a sinistra delRealista , ad una distanza di soli venti metri. Quando la manovra fu terminata, le tenebre calavano rapidamente coprendo le boscaglie, gli scogli, le barche, le giunche, iprahos e le acque del fiume.

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