A mezzanotte la flottiglia non era che a mezzo miglio da Sarawak. Si cominciava a distinguere le prime case sulla oscura linea dell’orizzonte.
– Odi nulla? – chiese Aïer-Duk a Kammamuri che gli stava a fianco.
– Nulla – rispose ilmaharatto .
– Questo silenzio m’inquieta. Hassin dovrebbe già essere giunto e avrebbe dovuto cominciare l’attacco.
– Forse aspetterà di udire i nostri cannoni.
– Ah!…
– Che cos’hai?
– La flotta!…
Ad una svolta del fiume erano apparse le navi delrajah in linea di battaglia, pronte a respingere l’attacco.
D’improvviso quindici o venti lampi ruppero le tenebre, seguiti da un orribile rimbombo. La flotta di Brooke aveva cominciato un fuoco infernale contro la squadra degli assalitori.
Un urlo immenso echeggiò sul fiume:
– Viva Mompracem!…
– Viva Hassin!…
Quasi nello stesso momento al nord della città, si udirono furiose scariche di moschetteria. Le truppe di Hassin piombavano sulla capitale.
– All’abbordaggio, tigrotti di Mompracem!… – tuonò Aïer-Duk. Viva la Tigre della Malesia!
Iprahos si gettano contro le navi delrajah , nonostante la mitraglia che spazza i ponti e le palle che massacrano le manovre. Nessuno resiste alla furia di quell’assalto.
In un baleno le navi sono circondate da quei numerosi legni montati dai più intrepidi scorridori del mare della Malesia!
Tigrotti e malesi s’inerpicano su pei fianchi delle navi, superano le murate, invadono i ponti, circondano gli equipaggi impotenti a resistere a tanta furia, li disarmano e li rinchiudono nelle stive e nelle batterie. Le bandiere delrajah vengono ammainate ed in loro vece si alzano quelle rosse di Mompracem adorne di una testa di tigre.
– A Sarawak!… – tuonano Kammamuri e Aïer-Duk.
Iprahos riprendono il largo per piombare sulla città. La battaglia impegnata dalle truppe malesi ferve intanto accanita nelle vie della capitale.
In tutti i quartieri la moschetteria tuona e perfino sui canali. Si odono le urla dei malesi che avanzano verso la piazza dove sorge il palazzo delrajah .
Alcune case bruciano in diversi luoghi della città spandendo all’intorno una luce sanguigna, mentre in alto volteggiano nembi di scintille che il vento porta lontano attraverso le campagne.
Aïer-Duk e Kammamuri approdano sulla calata e alla testa di quattrocento uomini irrompono nel quartiere cinese i cui abitanti sono pure insorti.
Due drappelli di indiani della guardia, appostati allo sbocco del quartiere, cercano di respingerli con due scariche, ma le tigri di Mompracem li assaltano con le scimitarre in pugno e li mettono in fuga disordinata.
– Al Palazzo!… – urla Kammamuri.
E trascinandosi dietro quelle bande formidabili, giunge sulla grande piazza. Il palazzo delrajah non è difeso che da un pugno di guardie le quali, dopo una breve resistenza, si disperdono.
– Viva la Tigre della Malesia! – tuonano i pirati di Mompracem.
Una voce, squillante come una tromba, echeggia nell’interno del palazzo:
– Viva Mompracem!…
È la voce di Sandokan. I tigrotti l’hanno riconosciuta.
Irrompono su per le scale, abbattono le porte che erano state barricate, percorrono all’impazzata le stanze e finalmente, in una cella difesa da solide inferriate, trovano Sandokan, Yanez, Tremal- Naik, Tanauduriam e Sambigliong.
Non lasciano loro il tempo di parlare. Li sollevano fra le braccia e li portano in trionfo sulla piazza, fra urla assordanti.
Proprio in quel momento un’onda d’indiani fuggiaschi, respinti dalle truppe di Hassin, si riversa sulla piazza.
Sandokan strappa la scimitarra ad uno dei suoi fedeli e si lancia in mezzo ai fuggiaschi, seguito da Yanez, da Tremal-Naik e da una ventina dei suoi.
Gli indiani si disperdono, ma un uomo rimane: era James Brooke, con le vesti stracciate, la sciabola insanguinata ancora in pugno, gli occhi torvi.
– Siete mio!… – grida Sandokan afferrandogli la sciabola.
– Voi! – esclama ilrajah con voce cupa. – Ancora voi!
– Mi dovevate questa rivincita, Altezza.
– Il mio regno è finito ed io non sono che un prigioniero, riservato alle vendette del nipote di colui ch’io difesi con la mia spada e che mi diede, in ricompensa, un così malfermo trono.
– Non un prigioniero, James Brooke: voi siete libero – disse Sandokan, facendogli largo fra i pirati. – Aïer-Duk!… Conduci S. A. alla foce del fiume e veglia sulla sua vita.
L’ex-rajahguardò Sandokan con stupore, poi, vedendo irrompere nella piazza i malesi di Hassin che emettevano grida di morte contro di lui, seguì rapidamente Aïer-Duk il quale ha radunato attorno a sé una trentina di uomini.
– Ecco un uomo che non ritornerà mai più su queste spiagge – soggiunge Sandokan. – La potenza delrajah James Brooke è tramontata per sempre!…
La sconfitta di James Brooke (prima parte)
14 Gennaio 2008 Di Lascia un commento
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