Darma risaliva la riva e s’avvicinava al suo padrone.
– È nostra amica, non spaventatevi, signor luogotenente – disse Tremal-Naik.
– È essa anzi che ha messo in fuga gli strangolatori, che stavano dare addosso al nostro capitano.
– Una bestia prodigiosa.
– Che obbedisce meglio d’un cane.
– Signor de Lussac, – disse Sandokan. – Dove si trova il vostro accampamento?
– Ad un chilometro da qui, sulla riva del canale.
– Desiderate che vi conduciamo? La nostra caccia per questa notte è finita.
– Siete anche voi cacciatori?
– Per ora riteneteci tali. Andiamo a vedere se i Thugs hanno risparmiato i vostri uomini.
Il francese frugò qualche po’ fra le erbe, finché ebbe trovata la propria carabina, una bellissima arma a due canne, di fabbrica inglese, a canne brunite, poi disse:
– Sono ai vostri ordini.
Sandokan fece cenno a Tremal-Naik di mettersi a fianco del luogotenente, dicendo poi:
– Io e Yanez rimarremo alla retroguardia con Darma. Tenetevi un po’ discosti dalla riva; i Thugs possono avere dei fucili oltre i lacci.
Si misero in marcia, radendo il bosco di pipal il quale non accennava a finire, tenendo le carabine sotto il braccio per essere piú pronti a servirsene in caso d’un attacco.
Sembrava però che i Thugs si fossero allontanati, perché Darma non dava alcun segno d’inquietudine.
– Che cosa ne pensi di questa avventura? – chiese Sandokan a Yanez, – che ci possa essere d’impiccio o d’utilità quest’ufficiale pei nostri progetti?
– Se quell’uomo ha osato spingersi quasi solo nella jungla, deve possedere del coraggio e gli uomini coraggiosi non sono mai troppi nelle spedizioni arrischiate. Se ci facesse la proposta di unirsi a noi?
– Lo accetterei, – rispose Yanez. – Andiamo a lottare contro gli uomini che il governo del Bengala sarebbe ben lieto di veder distrutti.
– E lo metteremo a parte dei nostri progetti?
– Non ci vedo, per mio conto, alcun inconveniente. Io credo anzi che sarebbe ben lieto di unirsi a noi: è un uomo di guerra al par di noi ed un giovane vigoroso che non ci sarà certo d’impiccio quando verremo ai ferri corti con Suyodhana.
E poi, nella sua qualità d’ufficiale, potrebbe fornirci dei preziosi appoggi da parte del suo governo.
– T’incaricherai tu di metterlo al corrente dei nostri affari, se si deciderà a unirsi a noi.
Tutto considerato non mi rincrescerebbe avere un rappresentante dell’esercito anglo-indiano. Non si sa mai quello che può accadere e di chi si può avere bisogno.
Ah! Mi viene un sospetto.
– Quale, Sandokan?
– Che quei Thugs, invece di spiare il francese, seguissero noi.
– Anche a me è venuto il medesimo sospetto. Fortunatamente siamo in buon numero e nel canale di Raimatla troveremo laMarianna .
– A quest’ora ci sarà già, – disse Sandokan.
In quell’istante udí l’ufficiale a mandare un grido.
– Che cosa avete signor de Lussac? – chiese Yanez, raggiungendolo.
– Nel mio accampamento non ardono piú i fuochi che avevo raccomandato ai miei duecipayes di mantenere accesi.
Ciò indica una sciagura, signore.
– Dov’è il vostro accampamento? – chiese Sandokan.
– Laggiú, sotto quelnim colossale, che s’innalza isolato presso la riva del canale.
– Brutto segno se i fuochi non ardono piú, – mormorò Sandokan, aggrottando la fronte.
Stette un momento immobile, tenendo gli occhi fissi sull’albero, poi disse con voce risoluta:
– Avanti: in testa, Darma!
La tigre, ad un cenno di Tremal-Naik, si spinse innanzi, ma percorsi cinquanta passi si fermò guardando il bengalese.
– Ha fiutato qualche cosa, – disse Tremal-Naik. – Stiamo in guardia.
Continuarono ad avanzarsi cautamente colle dita sul grilletto dei fucili, finché giunsero a cento passi dall’albero, sotto cui si vedevano confusamente alzarsi due piccole tende da campo.
Il signor de Lussac si mise a gridare:
– Rankar!
Nessuno rispose dapprima a quella chiamata, poi fra le tenebre s’alzarono improvvisamente delle urla, e delle ombre balzarono attraverso le erbe fuggendo a tutte gambe.
– Sciacalli che fuggono! – esclamò Tremal-Naik. – Signor de Lussac, i vostri uomini sono morti e fors’anche a quest’ora sono stati già spolpati.
– Sí, – disse il francese con voce profondamente commossa. – I settari della sanguinosa dea me li hanno assassinati.
Si spinsero innanzi rapidamente e giunsero ben presto presso le tende.
Un orribile spettacolo s’offerse tosto ai loro sguardi.
Due uomini, già quasi interamente divorati, giacevano l’uno presso l’altro, a breve distanza da alcuni tizzoni che fumavano ancora.
La testa di uno era scomparsa e quella dell’altro era stata rosicchiata in modo tale da non poter essere piú riconoscibile.
– Poveri uomini! – esclamò il francese, con un singhiozzo. – E non poterli vendicare!
– Che cosa ne sapete voi? – gli chiese Sandokan, appoggiandogli una mano sulle spalle. – Voi ignorate ancora chi siamo noi e per quale motivo ci troviamo qui.
Il francese si era voltato vivamente, guardando con stupore la Tigre della Malesia.
– Parleremo di ciò piú tardi, – disse Sandokan, prevenendo la domanda dell’ufficiale. – Seppelliamo per ora gli avanzi di questi disgraziati.
– Ma… signor…
– A piú tardi, signor de Lussac, – disse Yanez. – Vi piacerebbe vendicare la morte dei vostri uomini?
– E me lo chiedete?
– Ve ne daremo il mezzo. Avete nulla da portare con voi?
– I Thugs hanno vuotato le tende, – disse Tremal-Naik, che le aveva già visitate.
– Assassini prima, poi ladri: ecco gli adoratori di Kalí!
Scavarono una fossa, adoperando le loro scimitarre e seppellirono quei miseri avanzi, onde sottrarli ai denti degli sciacalli, accumulandovi sopra dei massi.
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