Il piccolo battello si staccò dalla scala, ma invece di scendere il fiume dove vi erano altri moltissimi velieri, lo risalí passando sotto la poppa delpraho .
Sandokan e Yanez, che lo avevano seguito collo sguardo, videro con loro sorpresa ilmanti abbandonare per un istante i remi, volgersi vivamente a fissare gli occhi sul coronamento di poppa, dove in lettere d’oro spiccava il nome della nave, quindi riprenderli e allontanarsi velocemente, scomparendo in mezzo alla moltitudine di velieri che ingombravano il fiume.
Sandokan e Yanez si erano guardati l’un l’altro, come se un medesimo pensiero fosse balenato nel loro cervello.
– Che cosa ne pensi tu di quel vecchio? – chieso Sandokan.
– Penso che quella barocca cerimonia è stata una scusa per salire a bordo e sapere chi noi siamo, – rispose il portoghese che appariva turbato.
– Il tuo sospetto è identico al mio.
– Sandokan, che siamo stati giuocati?
– Non è possibile supporre che i Thugs sappiano già che noi siamo amici di Tremal-Naik e che siamo venuti qui per aiutarlo a ritrovare la piccola Darma. Che siano demoni quegli uomini, o stregoni?.
– Non so che cosa dire, – rispose Yanez, che era diventato pensieroso. – Aspettiamo Kammamuri.
– Mi sembri inquieto, Yanez.
– E ne ho il motivo. Se i Thugs sanno ormai quali sono le nostre intenzioni e lo scopo del nostro viaggio, temo che avremo da fare con degli avversari formidabili.
– Forse ci siamo ingannati, Yanez, – disso Sandokan. – Quelmanti può essere invece un povero diavolo che cerca di guadagnarsi qualche rupia coi suoi sacrifici piú o meno sciocchi.
– Pure, quella domanda ripetuta e quello sguardo dato al nome della nostra nave, mi hanno profondamente impressionato.
– Che abbia corbellato anche quel policeman?
– Trovo anzi strana la presenza di quel poliziotto nelgonga del ciarlatano.
Sandokan rimase alcuni istanti silenzioso, passeggiando sul cassero, poi avvicinandosi rapidamente al portoghese e prendendolo per un braccio, gli disse:
– Yanez, ho un altro sospetto.
– E quale?
– Che fosse unthug truccato da poliziotto, per meglio ingannarci.
Il portoghese guardò Sandokan con sgomento.
– Lo credi? – chiese.
– E scommetterei il mionarghilé contro una delle tue sigarette che sei anche tu convinto che quell’uomo non era un vero policeman, – disse Sandokan.
– Sí, fratellino mio: noi dobbiamo essere stati mistificati da gente piú furba di noi. Mio caro Sandokan, la Tigre dell’India dà prova di essere, almeno finora, piú astuta di quella malese.
– Sí, piú civilizzata questa indiana, mentre quella malese è ancora selvaggia, – disse Sandokan, sforzandosi a sorridere. – Bah! Prenderemo presto la nostra rivincita. D’altrondo quel briccone dimanti , ammesso che fosse veramente una spia di Suyodhana, nulla ha appreso dalle nostre labbra e ignora ancora chi noi siamo, per quale motivo noi ci troviamo qui e…
Si era bruscamente interrotto, accostandosi alle murate di tribordo. Pareva che seguisse qualche imbarcazione che scivolava fra le navi ancorate in mezzo al fiume.
– Mi sembra d’aver veduto la scialuppa colla testa d’elefante che ieri ci venne incontro con Kammamuri, – disse. – È scomparsa dietro quel gruppo dipinasse e digrab , ma non tarderà a mostrarsi.
– Dovrebbe essere già qui, – disse Yanez estraendo un magnifico cronometro d’oro.
Salirono sul capo di banda tenendosi aggrappati alle griselle dell’albero maestro e scorsero infatti unfylt’ sciarra , somigliante a quello che la sera innanzi aveva condotto il maharatto a bordo, manovrare abilmente e anche velocemente fra le navi.
Era montato da quattro remiganti e guidato da un uomo che pareva un mussulmano dell’India settentrionale, dal costume che indossava.
– Che Kammamuri si sia camuffato? – chiese Sandokan. – Quella scialuppa si dirige verso di noi.
Infatti ilfylt’ sciarra uscito da quel caos di navigli, correva verso laMarianna , rimontando velocemento la corrente che in quel luogo si faceva sentire pochissimo, ostacolata da tutti quei galleggianti che ne rompevano la violenza.
In pochi minuti giunse sotto il tribordo delpraho , arrestandosi presso la scala.
Il mussulmano che lo guidava dopo d’aver scambiate alcune parole coi remiganti, salí rapidamente a bordo, inchinandosi dinanzi a Yanez e a Sandokan che erano accorsi e che lo guardavano con sorpresa.
– Non mi riconoscete piú, dunque? – chiese il nuovo arrivato, scoppiando in una risata. – Sono ben contento, perché allora potrò ingannare anche quei cani di Thugs.
– Ti faccio le mie felicitazioni, mio caro Kammamuri, – disse Yanez. – Se non facevi udire la tua voce stavo per dare l’ordine di rimandarti nella tua scialuppa.
– Una truccatura magnifica, – disse Sandokan. – Sei irriconoscibile, mio bravo maharatto.
Il fedele servo di Tremal-Naik era diventato veramente irriconoscibile e chiunque lo avrebbe scambiato per un maomettano di Agra o di Delhi.
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