La mangiatrice d’uomini (prima parte)

Khari è uno dei pochi villaggi che ancora sussistono fra le jungle delle Sunderbunds, resistendo tenacemente alle insidie del cholera e delle febbri maligne e alle visite delle tigri e delle pantere, solo per la ricchezza e prodigiosa fertilità delle risaie, le quali producono in abbondanza ilbenafuli , quel riso finissimo, lunghissimo, molto bianco e che cuocendo spande un odore graditissimo, assai apprezzato dai bengalesi.

Non è altro che un’accozzaglia di capanne, colle pareti di fango secco e i tetti coperti di foglie di coccotiero, con tre o quattrobengalow di meschina apparenza che non sono quasi mai abitati dai loro proprietari, troppo paurosi delle febbri.

Anche quello di Tremal-Naik non aveva la bella apparenza deibengalow di Calcutta. Era una vecchia abitazione ad un solo piano, col tetto a punta ed una veranda all’intorno, fatta costruire dal capitano Corishant durante l’aspra guerra mossa ai Thugs di Suyodhana, onde essere piú vicino alle Sunderbunds.

Nel recinto, due mostruosi elefanti, guardati dai lorocornac , consumavano la loro razione della sera, interrompendosi di quando in quando per lanciare dei barriti che facevano tremare le vecchie muraglie dell’abitazione.

Erano di specie diversa, essendovi due razze ben distinte in India: icoomareah che hanno il corpo piú massiccio, le gambe corte e la tromba larga ma che posseggono una forza muscolare straordinaria; imerghee piú alti invece, piú svelti, colla tromba meno grossa e le gambe meno massicce, e che hanno il passo piú rapido.

Sebbene siano inferiori ai primi come robustezza, nondimeno sono i piú apprezzati per la loro velocità.

– Che superbi animali! – esclamarono ad una voce Yanez e Sandokan che si erano fermati nel cortile, mentre i due pachidermi, ad un grido dei loro conduttori, salutavano i nuovi venuti, tenendo le trombe in alto.

– Sí, bellissimi e robusti, – disse Tremal-Naik che li osservava da conoscitore profondo. – Daranno da fare alle tigri delle Sunderbunds.

– Partiremo domani sul dorso di questi giganti? – chiese Yanez.

– Sí, se lo desiderate, – rispose il bengalese. – Tutto deve essere pronto per cominciare la caccia.

– Vi staremo tutti nellehaudah ?

– Noi con Surama ne occuperemo una; i malesi l’altra. Darma e Punthy ci seguiranno a piedi.

– Darma! – esclamarono Yanez e Sandokan. – È qui la tua tigre?

Tremal-Naik invece di rispondere mandò un fischio prolungato.

Tosto dallavaranda balzò nel cortile, colla leggerezza d’un gatto, una bellissima tigre reale la quale andò a fregare il suo muso sulle gambe del bengalese.

Yanez e Sandokan, quantunque avessero piú volte udito a parlare della docilità di quella belva, si erano tirati precipitosamente indietro, mentre i loro uomini si salvarono dietro gli elefanti, snudando i loroparangs ed ikampilangs .

Nel medesimo istante un cane tutto nero, alto quanto una jena, che portava un collare di ferro irto di punte aguzze, uscí correndo da una delle tettoie e si mise a saltare intorno al padrone, abbaiando festosamente.

– Ecco i miei amici della jungla nera, – disse Tremal-Naik, accarezzando l’uno e l’altro, – e che diverranno pure anche amici vostri. Non temere Sandokan e nemmeno tu, Yanez. Saluta i prodi di Mompracem, Darma; sono tigri anche loro.

La belva guardò il padrone che le additava Yanez e Sandokan, poi si accostò ai due pirati ondeggiando mollemente la sua lunga coda.

Girò due o tre volte attorno a loro fiutandoli a piú riprese, poi si lasciò accarezzare, manifestando la sua soddisfazione con unrom -romprolungato.

– È superba, – disse Sandokan. – Non ricordo di averne veduta una di cosí belle e di cosí sviluppate.

– E soprattutto affezionata, – rispose Tremal-Naik. – Mi obbedisce come Punthy.

– Hai due guardie che terranno lontani i Thugs.

– Le conoscono e sanno quanto valgono. Hanno provato nei sotterranei di Rajmangal le unghie dell’una ed i denti d’acciaio del secondo.

– Vanno d’accordo fra loro due? – chiese Yanez.

– Perfettamente, anzi dormono sempre insieme, – rispose Tremal-Naik. – Orsú, andiamo a cenare. I miei servi hanno preparata la tavola.

Li introdusse in un salotto pianterreno, molto modestamente ammobiliato con sedie di bambú e qualche scaffale di acajúma fornito dellapunka , ossia d’una tavola coperta di stoffa leggera, attaccata al soffitto e che un ragazzo fa girare per rimuovere l’aria e mantenere una continua ventilazione.

Tremal-Naik che aveva già da tempo adottati i consumi inglesi, aveva fatto preparare carne, legumi, birra e frutta.

Mangiarono lestamente, poi ognuno raggiunse la propria stanza dopo d’aver ordinato aicornac di tenersi pronti per le quattro del mattino.

Fu Punthy infatti che diede la sveglia il giorno dopo coi suoi latrati assordanti. Vuotate alcune tazze di thè, Sandokan e Yanez scesero nel cortile portando le proprie carabine.

Tremal-Naik vi era già colla giovane bajadera che doveva accompagnarli ed i sei malesi.

I due giganteschi elefanti erano già bardati e non aspettavano che il segnale dei loro conduttori per partire.

– In caccia, – disse allegramente Sandokan, arrampicandosi sulla scala di corda e raggiungendo l’haudah. – Prima di questa sera conto di avere la pelle di qualche belva.

– Forse prima, – disse Tremal-Naik che era pure salito, seguito da Yanez e dalla bajadera. – Un uomo del villaggio si è offerto di condurci in un luogo dove da tre settimane si nasconde unaadmikanevalla .

– Che cosa sarebbe!

– Una tigre che preferisce la carne umana a quella degli altri animali. Ha già sorprese e divorate due donne del villaggio e l’altro giorno ha tentato il colpo contro un contadino il quale, per una fortuna, poté cavarsela con poche graffiature. È lui che ci guiderà.

– Avremo allora da fare con una tigre astuta, – disse Yanez.

– Che non si lascierà facilmente scovare, – rispose Tremal-Naik. – Leadmikanevalla sono ordinariamente tigri vecchie, che non possedendo piú l’agilità per cacciare gli agilinilgò e per affrontare i bufali della jungla, se la prendono colle donne e coi fanciulli.

Giuocherà d’astuzia e tenterà tutti i mezzi per evitare la lotta, sapendo bene che non avrà nulla da guadagnare. Punthy saprà però trovarla.

– E Darma come si comporta verso le compagne?

– Si limita a guardarle, ma non l’ho mai veduta a prendere parte alla lotta. Non ama la compagnia delle tigri libere, come se non appartenesse piú alla loro razza. Ecco la guida che giunge davanti agli elefanti.

Un povero molango, nero quasi quanto un africano, piccolo e bruttissimo, che tremava per la febbre, coperto d’un semplicelanguti e armato d’una picca, era comparso presso al cancello.

– Sali dietro di noi, – gli gridò Tremal-Naik.

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