La scomparsa della Bajadera (terza parte)

Un urlo acuto in quel momento ruppe improvvisamente il profondo silenzio che regnava nella jungla.

– Uno sciacallo? – chiese Sandokan.

– Bene imitato, – rispose Tremal-Naik che si era bruscamente alzato, interrompendo la frase.

– Come! non credi che sia stato veramente uno sciacallo?

– Che cosa dicicornac , di quell’urlo? – chiese Tremal-Naik, volgendosi verso il conduttore delcoomareah .

– Che qualcuno ha cercato d’imitare il mangiatore di carogne, – rispose l’indiano con accento inquieto.

– Vedi nulla tu?

– No,sahib .

– Che siamo stati seguiti? – chiese il francese.

– Tacete! – comandò Tremal-Naik.

Una nota metallica echeggiò in mezzo ai folti bambú spinosi, seguita da alcune modulazioni.

– Ancora ilramsinga ! – esclamò Tremal-Naik.

– Ed il suonatore non deve essere lontano piú di tre o quattrocento passi, – disse Yanez afferrando la carabina e armandola precipitosamente. – L’avevo detto io che questo era un vero luogo d’imboscate.

– Sono diavoli o spiriti quegli uomini! – esclamò Sandokan.

– O uccelli? – disse il signor di Lussac. – Devono avere le ali per seguirci sempre.

– Ascoltate! – esclamò Tremal-Naik. – Si risponde!

Un altroramsinga aveva risposto, assai lontano. Tre volte squillò su diversi toni, poi il silenzio tornò.

I quattro cacciatori, in preda ad una viva agitazione, si erano alzati colle carabine in pugno, scrutando attentamente le alte canne della jungla.

Erano però in quel luogo cosí fitte e l’oscurità cosí profonda, che non era possibile discernere un uomo nascosto fra quel caos di vegetali d’alto fusto.

– Che ci tendano una imboscata? – chiese Sandokan, rompendo il silenzio. – Se fermassimo l’elefante e facessimo una battuta? Che te ne pare Yanez?

Il portoghese stava per rispondere, quando quattro o cinque lampi balenarono fra i bambú, seguiti da parecchie detonazioni.

Ilcoomareah si era arrestato di colpo, imprimendo all’haudahuna tale scossa che per poco gli uomini che la montavano non furono scaraventati in aria, poi fece uno scarto improvviso mandando contemporaneamente un barrito spaventevole.

– L’elefante è stato toccato! – si udí a gridare ilcornac . Sandokan, Yanez ed i loro compagni avevano fatto fuoco verso il luogo ove avevano veduto balenare i lampi.

Parve a loro di udire un grido, ma non ebbero il tempo di accertarsene, poiché l’elefante si era slanciato a corsa disperata, riempiendo la jungla di clamori assordanti.

-Sahib ! – gridò ilcornac , che aveva le lacrime agli occhi.

– Ilcoomareah è ferito! Udite come si lagna?

– Lascialo correre finché esalerà l’ultimo respiro, – rispose freddamente Sandokan.

– È una fortuna che perderete,sahib !

La Tigre della Malesia alzò le spalle, senza rispondere.

Il pachiderma, che doveva aver ricevuto piú d’una palla, reso furioso pel dolore, divorava la via colla velocità d’un cavallo arabo, tutto atterrando e fracassando sul suo passaggio.

Barriva incessantemente ed imprimeva all’haudahtali scosse che i quattro cacciatori dovevano tenersi ben stretti ai bordi e alle funi per non venire sbalzati fuori.

Quella corsa indiavolata durò venti minuti, poi ilcoomareah s’arrestò.

Si trovava sulla riva della laguna: stava per morire a giudicarlo dal tremito che scuoteva il suo corpo e dai suoi barriti che diventavano rapidamente piú deboli, ma la sua missione l’aveva compiuta.

I cacciatori si trovavano all’estremità della jungla e le Sunderbunds pantanose si stendevano dinanzi a loro, al di là della laguna.

Ilcornac aveva mandato un grido:

– Scendete: ilcoomareah sta per cadere!

I cacciatori gettarono frettolosamente la scala di corda, presero le loro armi e scesero a precipizio, mentre ilcornac si lasciava scivolare lungo il fianco destro del colosso.

Si erano appena allontanati di pochi passi quando il poverocoomareah cadde pesantemente colla testa in avanti, spezzandosi le due zanne.

Era morto sul colpo.

– Ecco altre cinquantamila lire perdute, – disse Yanez. – Bah! Non è il denaro che ci fa difetto, ed i Thugs pagheranno anche questa morte!

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