Comprendendo che sarebbe stato inutile fare altre obiezioni, Sandokan ed i suoi amici accettarono di buon grado l’ospitalità che veniva loro offerta e si fecero condurre nello Strand, dove si trovava la palazzina del francese.
La serata la passarono combinando piani su piani, per cercare il modo di poter raggiungere il fuggitivo prima che potesse unirsi ai ribelli.
L’indomani, poco prima delle undici, il tenente che era uscito di buon mattino, rientrava nella sua palazzina col volto ilare.
Aveva avuto un lungo colloquio col governatore, sulla impresa fortunata condotta da Sandokan contro i terribili Thugs, e recava un salva-condotto che concedeva ai suoi prodi amici il libero passaggio attraverso le colonne inglesi operanti nell’Oudhe e nel territorio di Delhi, i due centri dell’insurrezione, una lettera di raccomandazione pel generale Bernard, nonché il permesso di accompagnarli fino al gran cordone militare stabilito fra Gwalior, Bartpur e Pattiallah.
Fecero rapidamente i preparativi della partenza e al tocco il piccolo drappello lasciava Calcutta prendendo la linea Hougly-Ranigandsch-Bar-Patna, in un comodo carrozzone dellaNorth -Indian-Railway.
Le compagnie ferroviarie indiane nulla hanno risparmiato onde i viaggiatori possano trovare dovunque le piú grandi comodità, e le loro linee ben poco hanno da invidiare a quelle dell’America del nord.
Ogni carrozzone non ha che due soli scompartimenti amplissimi, in ciascuno dei quali trovasi una panchetta la cui spalliera, che è rialzata e attaccata per mezzo di corregge, forma una specie di letto del genere di quelli che si usano a bordo deglisteamers .
Ai due lati dello scompartimento si trovano i gabinetti per abbigliarsi e lavarsi.
Mercé quelle disposizioni, i treni indiani possono percorrere distanze immense senza obbligare i viaggiatori a fare delle fermate.
Si aggiunga inoltre che in ogni stazione un impiegato sale nello scompartimento per chiedere ai viaggiatori la distinta del pranzo che desiderano, che viene subito telegrafata dove il treno farà la fermata.
In tal modo trovano tutto pronto, senza aver bisogno di scendere dai loro carrozzoni. Il treno, composto d’una macchina potentissima e di pochi carrozzoni, correva rapidissimo con grande soddisfazione di Sandokan, il quale vedeva scemare di minuto in minuto la distanza che lo separava da Patna.
Comodamente seduti sui loro sedili, gli audaci avversari della Tigre dell’India fumavano e chiacchieravano per ingannare il tempo.
D’altronde si trovavano benissimo, senza troppo soffrire il caldo, essendo i carrozzoni indiani circondati da stuoie divetiver , mantenute sempre umide da serbatoi speciali per conservare una certa frescura ed evitare i casi di apoplessia e le insolazioni che sono cosí frequenti sotto quei climi ardentissimi.
Alle tre avevano già oltrepassata la stazione di Hougly, a mezzanotte anche Ranigandsch era rimasta indietro ed il treno filava verso l’alto Bengala avvicinandosi rapidamente al maestoso Gange.
Non fu però che all’indomani, verso le due pomeridiane, che Sandokan ed i suoi amici entrarono in Patna, una delle piú importanti città del Bengala settentrionale che bagna i suoi bastioni nelle acque del sacro fiume.
Loro primo pensiero fu di recarsi all’ufficio postale, sperando di trovare qualche lettera di Sirdar, ma non ve n’era nessuna indirizzata al comandante dellaMarianna .
– Andiamo a Monghyr, – disse la Tigre della Malesia. – Si vede che Suyodhana non si è fermato qui e che ha continuato il suo viaggio precipitoso.
Vi era un treno in partenza per quella città. Lo presero d’assalto e pochi minuti dopo partivano costeggiando per un lungo tratto il Gange.
Tre ore dopo erano all’ufficio postale.
Sirdar aveva mantenuta la sua promessa. La lettera datava dalla sera del giorno precedente e li avvertiva che Suyodhana aveva congedato l’equipaggio e che erano saliti sul treno in partenza per Patna, linea di Chupra-Goraklipur-Delhi.
– Il birbante ancora una volta ci è sfuggito, – esclamò Sandokan, con rabbia. – Non ci rimane che di andarlo a scovare a Delhi.
– Potremo entrare in quella città? – chiese Tremal-Naik, guardando il luogotenente.
– Gl’inglesi non hanno ancora cominciato le operazioni d’assedio, – rispose de Lussac. – Credo quindi che potrete facilmente entrarvi assieme agl’insorti che stanno sgombrando Cawnpore e Lucknow. Vi prego però di camuffarvi da indiani e di procurarvi delle armi. Non si sa mai ciò che può succedere.
– Torniamo a Patna e poi in viaggio per Delhi, – disse Sandokan. – Sarà là che la Tigre della Malesia ucciderà la Tigre dell’India.
– E dove potremo trovare Sirdar? – chiese Yanez.
– Il bramino ha pensato anche a questo, – rispose Sandokan. – In un poscritto ci avverte che tutte le sere, fra le nove e le dieci, ci aspetterà dietro il bastione chiamato Cascemir.
– Sapremo trovarla quella fortezza?
– E la piú solida della città, – disse de Lussac. – Tutti sapranno indicarvela.
– Partiamo, – comandò Sandokan.
La sera istessa erano di ritorno a Patna.
Non essendovi treni fino al mattino, si recarono in albergo e approfittarono di quella sosta per camuffarsi da ricchi maomettani e per procurarsi delle buone carabine indiane e certi pugnali somiglianti aglijatagan .
Quando al mattino si recarono alla stazione, si videro costretti a cambiare itinerario, poiché i treni non proseguivano oltre Gorakhpur, in causa delle scorrerie dei ribelli. Rimaneva però libera la linea di Benares-Cawnpore, dopo l’evacuazione dell’insorti da quest’ultima città per concentrare le loro difese in Delhi.
Fu senz’altro scelta, quantunque piú lunga e alle 10 partivano a tutto vapore per l’alta India toccando successivamente Benares, Allabad, Fatehpur e l’indomani sera scendevano alla stazione di Cawnpore che portava ancora le tracce delle devastazioni commesse daicipayes insorti.
La città era ingombra di truppe giunte da tutte le principali città del Bengala e del Bundelkund, che si preparavano a partire per Delhi dove l’insurrezione avvampava piú furiosa che mai.
Mercé il salva-condotto e sopra tutto la lettera del governatore del Bengala, poterono ottenere dalle autorità militari il permesso di prendere posto in un treno che conduceva due compagnie d’artiglieria fino a Koil, ossia fino alla linea d’osservazione delle avanguardie inglesi.
Fu dopo il mezzodí dell’indomani che poterono giungere a quella piccola stazione.
– Il nostro viaggio in ferrovia è finito, – disse il luogotenente scendendo dal treno.
– La linea piú oltre è tagliata, ma qui i cavalli non mancano ed in dieci ore potrete giungere a Delhi.
– È qui che ci lasciate, signor de Lussac? – chiese Sandokan.
– Vi è qui una compagnia del mio reggimento, però vi accompagnerò fino presso la città per facilitarvi l’entrata.
– È vero che è già assediata?
– Si può considerarla come tale, quantunque i ribelli escano sovente a dare battaglia. Vado a procurarvi i cavalli ed a mostrare la lettera del governatore ed il salva-condotto al comandante delle truppe.
Non erano ancora scorse due ore che Sandokan, Yanez, Tremal-Naik, il francese e la loro piccola scorta, lasciavano la stazione galoppando verso Delhi.
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