Un dramma indiano (seconda parte)

Ecco la mia storia,sahib bianco. So che ero nata presso i gradini d’un trono, ora non sono che una miserabile danzatrice.

– Che dramma terribile! – disse una voce.

Yanez e Surama si volsero. Sandokan e Tremal-Naik erano entrati silenziosamente nella cabina, e da qualche minuto ascoltavano la giovane danzatrice.

– Povera fanciulla! – disse Sandokan, avvicinandosi a lei. – Non eri certo nata sotto una buona stella, ma noi penseremo al tuo avvenire. La Tigre della Malesia non abbandona gli amici.

– Voi siete buoni, – rispose Surama, la cui voce ancora tremava.

– Tu non tornerai mai piú fra i Thugs, né sarai piú una danzatrice. Ormai sei sotto la nostra protezione.

Poi cambiando bruscamente tono:

– Che tu sappia, fanciulla, i Thugs posseggono delle navi?

– Non lo so,sahib – rispose la fanciulla. – Ho veduto, quand’ero a Rajmangal, delle scialuppe navigare sui canali delle Sunderbunds, ma navi mai.

– Perché questa domanda, Sandokan? – chiese Yanez.

– Sono giunte or ora duegrab e si sono ancorate presso di noi.

– Che cosa vi trovi di straordinario?

– Quelle due navi sono montate da equipaggi troppo numerosi e mi hanno un’aria sospetta.

– Ed a me hanno fatto la stessa impressione, – disse Tremal-Naik. – Queimiriam([2]) che portano a poppa non li ho mai veduti né a bordo dellegrab , né dellepariah .

– Le terremo d’occhio, – rispose Yanez. – Potreste però anche ingannarvi. Sono cariche?

– No, – disse Sandokan.

– Ammettendo anche che possano appartenere ai Thugs, nulla potrebbero tentare contro di noi, almeno finché siamo sotto le artiglierie del forte William.

Accontentiamoci di sorvegliarle e occupiamoci della nostra spedizione. Surama può camminare e condurci alla vecchia pagoda. È vero, fanciulla?

– Sí,sahib : io posso condurvi.

– Dovremo risalire il fiume per molte ore? – chiese Sandokan.

– La pagoda si trova a sette o a otto miglia dagli ultimi sobborghi della città nera.

– Sono già le sei; possiamo partire per sceglierci il posto prima che giungano i Thugs. Le due scialuppe sono pronte e i fucili nascosti sotto i banchi. Andiamo.

Porse a Surama un largo mantello di seta oscura fornito di cappuccio e salirono tutti in coperta.

Le due scialuppe erano già state calate e ventiquattro uomini, scelti fra i malesi e i dayachi, avevano occupato i banchi.

– Le vedi? – chiese Sandokan a Yanez, indicandogli le duegrab che avevano gettato le ancore a pochi passi dalpraho , una a babordo e l’altra a tribordo.

Il portoghese le guardò di sfuggita. Erano due solidi velieri, un po’ meno grossi dellaMarianna , colla prora a punta, tre alberi altissimi, la poppa assai elevata e che portavano grandi vele latine, che non erano state ancora calate sul ponte.

I marinai, tutti indiani, che in quel momento erano occupati ad allontanare le catene per meglio assicurare l’ancoraggio, erano infatti troppo numerosi per velieri cosí piccoli e cosí maneggiabili.

– Può darsi che abbiano qualche cosa di sospetto quelle navi, – disse Yanez. – Ma per ora non occupiamoci di loro, né preoccupiamoci.

Scesero nella scialuppa maggiore e presero rapidamente il largo, seguiti dall’altra che era guidata da Tremal-Naik e da Sambigliong.

Passarono rapidi come frecce attraverso ai navigli, poi dinanzi alla città bianca, quindi alla nera e continuarono la loro corsa verso il settentrione, seguendo i serpeggiamenti del sacro fiume.

Due ore dopo, Surama additava a Yanez ed a Sandokan una specie di piramide tronca che s’alzava sulla riva destra, in mezzo a un boschetto di cocchi il quale confinava con una jungla formata di bambú giganteschi.

Si trovavano in un luogo assolutamente deserto, non essendovi sulle due rive né capanne e nemmeno barche ancorate.

Solamente alcune dozzine di marabú passeggiavano gravemente fra i paletuvieri, borbottando e aprendo di quando in quando i loro becchi mostruosi in forma d’imbuto.

Dopo essersi ben assicurati che non vi fosse nessuno, i ventiquattro pirati ed i loro capi presero terra, levando le carabine che fino ad allora avevano tenute celate.

– Nascondete le scialuppe sotto i paletuvieri, – disse Sandokan, – e che quattro uomini rimangano qui di guardia. Avanti gli altri.

– Surama, – disse Yanez, – vuoi che ti faccia portare dai nostri uomini?

– Non ne ho bisogno,sahib bianco, – rispose la giovane.

– Quando deve aver luogo l’oni-gomon?

– Verso la mezzanotte.

– Abbiamo un’ora di vantaggio e ci basterà per tendere l’agguato almanti .

Si misero in cammino inoltrandosi sotto il boschetto di cocchi e venti minuti dopo giungevano su una spianata su cui sorgeva la vecchia pagoda, già quasi tutta caduta in rovina, ad eccezione della piramide centrale.

– Nascondiamoci lí dentro, – disse Sandokan, scorgendo una porta.

Stavano per varcarla, quando scorsero verso la jungla dei punti luminosi che pareva si dirigessero precisamente verso la pagoda.

– I Thugs! – esclamò Surama.

– Dentro, – comandò Sandokan, precipitandosi nell’interno della pagoda. – Un quarto d’ora di ritardo e giungevamo forse a cose finite.

Preparate le armi e tenetevi pronti a piombare sulmanti .

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