Ecco la mia storia,sahib bianco. So che ero nata presso i gradini d’un trono, ora non sono che una miserabile danzatrice.
– Che dramma terribile! – disse una voce.
Yanez e Surama si volsero. Sandokan e Tremal-Naik erano entrati silenziosamente nella cabina, e da qualche minuto ascoltavano la giovane danzatrice.
– Povera fanciulla! – disse Sandokan, avvicinandosi a lei. – Non eri certo nata sotto una buona stella, ma noi penseremo al tuo avvenire. La Tigre della Malesia non abbandona gli amici.
– Voi siete buoni, – rispose Surama, la cui voce ancora tremava.
– Tu non tornerai mai piú fra i Thugs, né sarai piú una danzatrice. Ormai sei sotto la nostra protezione.
Poi cambiando bruscamente tono:
– Che tu sappia, fanciulla, i Thugs posseggono delle navi?
– Non lo so,sahib – rispose la fanciulla. – Ho veduto, quand’ero a Rajmangal, delle scialuppe navigare sui canali delle Sunderbunds, ma navi mai.
– Perché questa domanda, Sandokan? – chiese Yanez.
– Sono giunte or ora duegrab e si sono ancorate presso di noi.
– Che cosa vi trovi di straordinario?
– Quelle due navi sono montate da equipaggi troppo numerosi e mi hanno un’aria sospetta.
– Ed a me hanno fatto la stessa impressione, – disse Tremal-Naik. – Queimiriam([2]) che portano a poppa non li ho mai veduti né a bordo dellegrab , né dellepariah .
– Le terremo d’occhio, – rispose Yanez. – Potreste però anche ingannarvi. Sono cariche?
– No, – disse Sandokan.
– Ammettendo anche che possano appartenere ai Thugs, nulla potrebbero tentare contro di noi, almeno finché siamo sotto le artiglierie del forte William.
Accontentiamoci di sorvegliarle e occupiamoci della nostra spedizione. Surama può camminare e condurci alla vecchia pagoda. È vero, fanciulla?
– Sí,sahib : io posso condurvi.
– Dovremo risalire il fiume per molte ore? – chiese Sandokan.
– La pagoda si trova a sette o a otto miglia dagli ultimi sobborghi della città nera.
– Sono già le sei; possiamo partire per sceglierci il posto prima che giungano i Thugs. Le due scialuppe sono pronte e i fucili nascosti sotto i banchi. Andiamo.
Porse a Surama un largo mantello di seta oscura fornito di cappuccio e salirono tutti in coperta.
Le due scialuppe erano già state calate e ventiquattro uomini, scelti fra i malesi e i dayachi, avevano occupato i banchi.
– Le vedi? – chiese Sandokan a Yanez, indicandogli le duegrab che avevano gettato le ancore a pochi passi dalpraho , una a babordo e l’altra a tribordo.
Il portoghese le guardò di sfuggita. Erano due solidi velieri, un po’ meno grossi dellaMarianna , colla prora a punta, tre alberi altissimi, la poppa assai elevata e che portavano grandi vele latine, che non erano state ancora calate sul ponte.
I marinai, tutti indiani, che in quel momento erano occupati ad allontanare le catene per meglio assicurare l’ancoraggio, erano infatti troppo numerosi per velieri cosí piccoli e cosí maneggiabili.
– Può darsi che abbiano qualche cosa di sospetto quelle navi, – disse Yanez. – Ma per ora non occupiamoci di loro, né preoccupiamoci.
Scesero nella scialuppa maggiore e presero rapidamente il largo, seguiti dall’altra che era guidata da Tremal-Naik e da Sambigliong.
Passarono rapidi come frecce attraverso ai navigli, poi dinanzi alla città bianca, quindi alla nera e continuarono la loro corsa verso il settentrione, seguendo i serpeggiamenti del sacro fiume.
Due ore dopo, Surama additava a Yanez ed a Sandokan una specie di piramide tronca che s’alzava sulla riva destra, in mezzo a un boschetto di cocchi il quale confinava con una jungla formata di bambú giganteschi.
Si trovavano in un luogo assolutamente deserto, non essendovi sulle due rive né capanne e nemmeno barche ancorate.
Solamente alcune dozzine di marabú passeggiavano gravemente fra i paletuvieri, borbottando e aprendo di quando in quando i loro becchi mostruosi in forma d’imbuto.
Dopo essersi ben assicurati che non vi fosse nessuno, i ventiquattro pirati ed i loro capi presero terra, levando le carabine che fino ad allora avevano tenute celate.
– Nascondete le scialuppe sotto i paletuvieri, – disse Sandokan, – e che quattro uomini rimangano qui di guardia. Avanti gli altri.
– Surama, – disse Yanez, – vuoi che ti faccia portare dai nostri uomini?
– Non ne ho bisogno,sahib bianco, – rispose la giovane.
– Quando deve aver luogo l’oni-gomon?
– Verso la mezzanotte.
– Abbiamo un’ora di vantaggio e ci basterà per tendere l’agguato almanti .
Si misero in cammino inoltrandosi sotto il boschetto di cocchi e venti minuti dopo giungevano su una spianata su cui sorgeva la vecchia pagoda, già quasi tutta caduta in rovina, ad eccezione della piramide centrale.
– Nascondiamoci lí dentro, – disse Sandokan, scorgendo una porta.
Stavano per varcarla, quando scorsero verso la jungla dei punti luminosi che pareva si dirigessero precisamente verso la pagoda.
– I Thugs! – esclamò Surama.
– Dentro, – comandò Sandokan, precipitandosi nell’interno della pagoda. – Un quarto d’ora di ritardo e giungevamo forse a cose finite.
Preparate le armi e tenetevi pronti a piombare sulmanti .
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