Piccolo Flocco procedeva con precauzione per tema d’ingannarsi sulla vera direzione del magazzino che le tenebre, ancora foltissime, rendevano assolutamente invisibile, anche per l’uomo dallo sguardo più acuto.
E poi vi erano mille ostacoli da superare ad ogni istante, perché il vento, mentre i tre uomini si affrettavano nella caverna, aveva abbattute molte piante che dovevano superare a fatica non trattandosi sempre di pini e di betulle di modeste dimensioni.
Ruggiva intanto sul lago la bufera e si udivano le onde sfasciarsi rabbiosamente contro le scogliere.
Le raffiche passavano ad intervalli al di sopra della foresta ululando cupamente e schiantando gran numero di rami.
La pioggia ricominciava, a tratti, sfrondando le foglie poiché lasciava cadere dei goccioloni sconosciuti nei nostri climi.
I tre uomini, investiti continuamente dal vento e dall’acqua, avevano percorso duecento metri, cercando sempre di orizzontarsi, quando verso il lago si udì rimbombare una cannonata.
«Pezzo da ventotto!…» esclamò Testa di Pietra, il quale s’era subito fermato. «Il ventotto è un cannone inglese.»
«Che qualche nave di Burgoyne sia già giunta?» chiese Piccolo Flocco.
«È probabile,» rispose il vecchio bretone.
«Qualche esploratore?»
«Va a domandarlo al comandante che la guida.»
«Che cerchi di approdare qui?»
«Non vi sono ancoraggi per le navi qui, quindi sono tranquillo, per il momento.»
«Perché per il momento?»
«Perché se gl’inglesi sono già giunti, non so come faremo a recarci a Ticonderoga. Ci taglieranno la via dalla parte del lago e noi rimarremo sempre immobilizzati in mezzo a questi boschi con gl’indiani alle costole. Siamo però sempre i due bretoni della Tuonante, e in qualche modo ce la caveremo. A New York non tornerò certamente senza aver compiuta la mia missione. Bum!… Un’altra cannonata!… Che quella nave sia in pericolo? Speriamo che tocchi qualche scogliera come la nostra fusta e che si rompa.»
«Tu che hai l’orecchio più esercitato del mio, dal rombo sapresti dirmi a quale distanza può trovarsi la nave?»
«A sette od otto miglia per lo meno,» rispose Testa di Pietra. «Andiamo avanti e lasciamo che spari. Dobbiamo già essere presso il passaggio segreto.»
«Sta quasi di fronte a noi,» rispose il giovane marinaio, il quale, pure parlando, non aveva cessato di camminare.
«Affrettiamoci, siamo nuovamente inzuppati ed il vento è freddissimo.»
Attraversarono una piccola macchia di betulle e giunsero dinanzi al passaggio.
«Lo conosci, Jor?» chiese Testa di Pietra al canadese. «Tu devi essere uscito proprio di lì.»
«Io non ho mai veduta questa galleria. Da quando sono approdato non ho fatto altro che aggirarmi sotto i boschi.».
«Là, là!… Tu vuoi farci bere grosso, è vero? Sei abbastanza scaltro, ma noi non siamo degli stupidi. Vuoi che ti dica una cosa?»
«Dite pure.»
«Tu devi aver conosciuto il signor Riberac.»
«Vi ho già detto di non aver mai udito questo nome,» rispose il canadese, il quale seguiva da presso Piccolo Flocco.
«Lo sapremo fra poco,» disse Testa di Pietra.
Percorsero la breve galleria piena di umidità e impregnata di un tanfo di legnami e di radici corrose e giunsero finalmente al magazzino, entrando nello spazio lasciato misteriosamente libero dietro le grosse botti e le balle di pellicce.
Testa di Pietra fu pronto ad afferrare Jor per una mano, per tema che gli giocasse qualche sorpresa e spinse lo sguardo dentro il vasto stanzone.
I due tedeschi erano seduti dinanzi al fuoco e fumavano gli eccellenti sigari del Maryland avendo ognuno, a portata di mano, una bottiglia di gin.
Il trafficante invece passeggiava intorno alla tavola col viso assai abbuiato.
«Signor Riberac, siamo già di ritorno,» disse Piccolo Flocco il quale portava sempre la lanterna. «Dobbiamo darvi una bella notizia.»
«Che avete ucciso qualche orso?» chiese il trafficante fermandosi di colpo ed aggrottando la fronte. «Quando piove escono dalle loro tane e non è difficile incontrarli in questi dintorni.»
«Abbiamo catturato un uomo,» disse Testa di Pietra, spingendo innanzi il canadese. «Lo conoscete?»
Il trafficante guardò Jor e diventò pallidissimo, ma si rimise subito e rispose:
«Io non ho mai veduto quella faccia.»
«Eppure si era nascosto nel vostro magazzino.»
«Oh!… È impossibile!… Da qual parte è entrato, dunque?»
«Da una galleria che immetteva in piena foresta, aperta dietro il vostro fortino.»
«Che storie mi venite a raccontare. mastro?»
«Delle storie autentiche, signor mio.»
«Quand’io, dieci anni or sono, ho acquistato questo magazzino da un altro francese che era stato mezzo scotennato dagl’indiani, non ho notato che vi fosse qualche passaggio. Se me ne fossi accorto mi sarei affrettato a turarlo onde impedire che qualche malandrino s’introducesse qui durante il mio sonno.»
«È strano!…»
«Eppure è così.»
«Eppure quest’uomo, che faceva parte dell’equipaggio della nostra fusta, ha saputo scoprirlo e si è riposato dietro le botti, lasciando dovunque le sue tracce.»
«È vero?» chiese il trafficante, guardando il canadese.
«Io ho già detto che non sapevo nemmeno che qui si trovasse un fortino,» rispose il prigioniero il quale si era seduto dinanzi al fuoco fra i due tedeschi. «Mi hanno preso dentro una caverna scavata in un pino malato dove stavo riposandomi.»
«Tu menti!…» urlò Testa di Pietra. «Ti abbiamo inseguito.»
«La notte era troppo scura per vedere un uomo fuggire.»
«Ma noi avevamo il fanale.»
«Avete inseguito forse qualche indiano, non me.»
«Hai udito, Piccolo Flocco?»
«Quell’uomo gioca di audacia,» rispose il giovane marinaio, il quale intanto aveva fatto segno ai due tedeschi di sorvegliarlo strettamente. «Negare tutto è il suo sistema. Fra poco ci dirà che non ha mai conosciuto nemmeno Davis.»
«È probabile,» rispose il vecchio bretone. «Noi però lo costringeremo a parlare se vorrà uscire vivo dalle nostre mani.»
«Voi dimenticate che siete in casa mia,» disse il trafficante picchiando fortemente il pugno sulla tavola. «Io ho accordato ospitalità a degli uomini bianchi, compatrioti di mio padre e non a dei pellerossa.»
«Noi faremo quello che vorremo,» disse risolutamente Testa di Pietra. «Basta tradimenti, per tutti i campanili della Bretagna!…»
«Avete avuto finora da lamentarvi di me?» chiese il trafficante, il quale si era un po’ impressionato vedendo Piccolo Flocco chiudere a gran corsa la porta del fortino, e sbarrarla.
«No, ma noi siamo caduti, mi pare, senza volerlo, entro una vera trappola.»
«Perché, marinaio?» chiese Riberac con voce alterata.
«Ve lo dirò più tardi. Noi però siamo in quattro e se anche giungessero gli inglesi non entrerebbero facilmente qui.»
«GI’inglesi!…»
«Non avete udito tonare per due volte il cannone sul lago?»
«No.»
«E tu, Hulrick?»
«Quel colpo afer fatto tremare la casa.»
«E tu, Wolf?»
«Ho gli orecchi che ancora mi ronzano,» rispose il secondo tedesco.
«Signor Riberac, sareste per caso sordo?» chiese Testa di Pietra il quale cominciava ad irritarsi. «Mi pare però che siate anche cieco, poiché non riconoscete più l’uomo che abbiamo condotto qui dentro e che si nascondeva qui come un piccolo orso. Che cosa venite a raccontarci che non conoscevate il passaggio segreto? Dovevamo proprio scoprirlo noi!»
«Io comincio a trovarvi noioso, marinaio, e perciò vi prego di lasciare la mia casa e di andare a cercarvi un altro rifugio.»
«Se fuori piove!… Noi non lasceremo questo camino che spande un calore così dolce. E poi vedete bene che siamo bagnati.»
«Dovevate rimanere qui.»
«Per farci assassinare forse da questo canadese? Abbiamo preferito scovare questo pericoloso malandrino.»
«Io vi ripeto che quell’uomo non è mai venuto a vendermi pelli e che perciò non l’ho mai veduto prima d’ora.»
«Ne sono convinto: mentite tutti e due qui dentro, canaglie!…» urlò Testa di Pietra impugnando l’ascia. «Voi vi conoscete perfettamente.»
«Vorreste uccidermi?» chiese il trafficante diventando pallido come un cencio lavato.
«Noi non siamo dei pellerossa, però siamo tali uomini da imitare quei terribili guerrieri.»
«Che cosa volete? Il mio magazzino insieme a tutte le ricchezze che contiene? Qui dentro, solamente in pelli, vi sono diecimila dollari.»
«Che erediteranno i vostri parenti se avrete la sfortuna di morire. I corsari sono pirati. Noi siamo caduti in una seconda trappola. Il marchese d’Halifax deve aver ben speso per procurarsi dei briganti della vostra specie.»
«A me date del brigante!…» gridò il signor Riberac.
«E ve lo ripeto in faccia.»
«Uscite!…»
«Da dove?»
«Sono in casa mia.»
«La porta è chiusa, il passaggio segreto è troppo umido e noi non desideriamo affatto prenderci qualche pericolosa costipazione che potrebbe tramutarsi in una bronchite o, peggio ancora, in una polmonite, magari doppia. Si sta troppo bene qui. Vengano gl’inglesi o gl’indiani: mostreremo loro dei denti lunghi come un pino.»
«Sicché, a quanto pare, mi considerate vostro prigioniero.»
«Precisamente, caro signor Riberac figlio di un bretone.»
«Lasciate andare quel caro: non ci tengo affatto.»
«Corpo d’un tuono!…» gridò Testa di Pietra. «Siete dei banditi e come tali vi tratteremo.»
«Noi ci difenderemo,» disse il trafficante facendo un salto verso la parete per staccare un fucile.
Piccolo Flocco, che lo sorvegliava attentamente, fu prontissimo a tagliargli il passo.
«Briganti!…» gridò il trafficante furioso. «A me, Jor.»
«To’!… To’!… Come va ora, caro signor Riberac, che lo conoscete questo canadese? Fino a pochi momenti fa avevate sostenuto di non averlo mai conosciuto,» disse Testa di Pietra. «Vi siete tradito.»
Il trafficante si morse le labbra e fece un gesto di furore.
«Orsù, spiegatemi come da un momento all’altro vi siete ricordato di avere avuto ancora a che fare con questo canadese.»
«Andatevene!… Questa è casa mia!…» urlò il trafficante schiumante di rabbia. «Se non ve ne andate farò venire gl’indiani e vi farò scotennare.»
«In quale modo andrete ad avvertirli?»
«Ho dei tamburi dentro quelle grosse botti, che contavo di vendere agl’inglesi alla prima occasione e questo rullo è conosciuto dagli Uroni.»
«Non vi lasceremo suonare, così nessuno verrà, almeno per ora, a disturbarci. Vi arrendete? Io prendo possesso dalla vostra casa in nome del generale Washington, avendo egli accordato a me pieni poteri.»
«Il vostro generale è un ladro!…»
«Chiudete il becco, caro signor Riberac, e lasciatevi legare. Non voglio che mi scappiate.»
«Legarmi!…»
«E lasciatevi anche mettere dentro una di quelle grosse botti. Jor avrà pure una prigione eguale.»
Il trafficante, livido di collera, tentò nuovamente di gettarsi verso il fucile, ma anche questa volta gli fu impedito d’impadronirsene da un’altra mossa di Piccolo Flocco.
«Banditi!…» urlò. «E vi ho accolti come amici!…»
Testa di Pietra scoppiò in una fragorosa risata.
«Come amici per poi consegnarci agl’inglesi. Alla larga da queste belle amicizie: se ne può fare a meno.»
Durante quel colloquio il canadese non aveva pronunciata una parola. Era sempre rimasto dinanzi al fuoco non pensando che ad asciugarsi.
Anche quando il trafficante l’aveva chiamato per impegnare la lotta, non s’era mosso. D’altronde indosso non aveva nessun’arma e pareva che si fosse rassegnato al suo destino.
«Wolf, Hulrick, portate qui due di quelle botti. Scegliete le più grosse.»
I due tedeschi gettarono i sigari, legarono prima le mani dietro al dorso al canadese perché non approfittasse della loro assenza per tentare qualche colpo di testa e si spinsero verso l’estremità del magazzino, gettando in aria balle di pelli e rovesciando casse per aprirsi un passaggio più largo.
Il trafficante si era lasciato quasi cadere su una pelle d’orso che si stendeva dietro la tavola, prendendosi il capo fra le mani e continuando a mormorare:
«Assassini!… Briganti!…»
Piccolo Flocco lo sorvegliava col fucile che aveva staccato dalla parete, seduto su una cassa.
«Signor Riberac,» disse Testa di Pietra, «non spaventatevi, ché noi non siamo gente feroce, anzi tutt’altro. Volete un bicchierino del vostro eccellente gin? Vi darà un pò di forza.»
«Andate all’inferno!…»
«Non così presto, caro signore. E poi noi dobbiamo ancora fare quattro chiacchiere senza arrabbiarci. Sapreste dirmi dove si trovano ora gl’inglesi?»
«Io non ho mai lasciato la mia casa, quindi nulla posso sapere.»
«Ditemi allora come e quando avete conosciuto Jor.»
«Ci siamo incontrati un giorno sulle rive del lago, durante una partita di caccia ai caribou.»
«Quando?»
«Un anno fa per lo meno.»
«E Davis, il meticcio, che guidava la mia fusta, non l’avete conosciuto?»
«Mai: questo nome mi è affatto sconosciuto.»
«Non vi credo.»
Il trafficante si alzò, si sedette presso il camino su una cassa vuota, poi disse:
«Avete ragione. Ho conosciuto anche quella spia degli inglesi.»
«Dove?»
«Su queste rive.»
«Chi ve lo ha presentato?»
«Il marchese d’Halifax.»
«Era già dunque venuto prima sul lago, quel lord?»
«Sì, per prepararvi l’agguato.»
«Per tutti i campanili della Bretagna!… L’ha dunque anche con me quel gran signore? Signor Riberac, non dimenticate che io sono francese, che vostro padre lo era pure e che nelle vostre vene scorre sangue francese.»
Una rapida commozione alterò il viso, diventato pallido, del trafficante.
«Mio padre è morto a Montreal mentre respingeva gl’inglesi,» disse poi. «Fu spaccato in due da una palla di cannone,» aggiunse con voce cupa il signor Riberac.
«E voi vi siete gettato fra le braccia degli uccisori di vostro padre!… Il vostro cuore non aveva mai palpitato vedendo ondeggiare i tre colori della grande Francia?»
«Forse sì, ma… io ero allora un fanciullo e la guerra aveva rovinato completamente la mia famiglia ed ho dovuto cedere dinanzi all’oro inglese per non morire di fame. Tutti i canadesi dovevano cedere dinanzi alla ferocia del Leopardo dell’Europa, per non vedere le loro case completamente distrutte.»
«E perché quando il prode Washington mandò in queste contrade Arnold, siete rimasti inerti invece di aiutare la libertà americana? Si veniva a liberarvi dal pesante giogo dell’Inghilterra.»
«Eravamo troppo terrorizzati e le forche avevano un gran lavoro per tutti quelli che osavano parlare di Washington. Le popolazioni di Quebec e di Montreal hanno veduto molti francesi muovere le gambe nel vuoto colla lingua pendente. È vero, Jor?»
«Sì,» rispose il canadese.
«Torniamo a noi,» disse Testa di Pietra, il quale si tirava rabbiosamente la barba. «È Davis che ha preparato tutto per perderci?»
«Voleva solamente impadronirsi di due lettere, che voi dovete portare ad Arnold ed a Saint-Clair, ed immobilizzarvi nella mia casa.»
«Finché gl’inglesi fossero venuti ad appiccarci,» disse il bretone con voce ironica.
Il trafficante credette opportuno non rispondere.
Testa di Pietra caricò la sua famosa pipa, l’accese, lanciò in aria tre o quattro nuvole di fumo denso, poi riprese:
«Sicché noi eravamo aspettati qui.»
«Tutto era preparato per impedirvi di giungere a Ticonderoga.»
«Ma Davis è morto?»
«Io non l’ho più veduto.»
«E tu, Jor?»
«Nemmeno,» rispose il canadese. «Ho lasciato la fusta molto tempo prima che saltasse in aria. Quando mi sono gettato in acqua, Davis, dall’alto del grand’albero, sparava contro di voi.»
«E perché sei fuggito?»
«Forse perché il sangue francese aveva parlato. Mi ripugnava servire quel losco Davis che è un meticcio con ben poche gocce di sangue di uomini bianchi. Vedendo che cercava di assassinarvi, io l’ho abbandonato.»
«Ed i tuoi due compagni?»
«Di quelli non ne so nulla, ve lo giuro. Forse sono annegati insieme al maledetto meticcio che aveva tratto tutti noi al tradimento più infame. Il lago era battuto da grosse ondate e non so nemmeno io come ho potuto raggiungere la costa, vestito come ero.»
«E ti sei rifugiato qui.»
«Non lo nego più; sono fuggito pel passaggio segreto per tema che mi uccideste.»
«Piccolo Flocco,» disse il bretone, «che cosa faresti tu?»
«Darei fuoco al fortino e mi metterei in marcia verso Ticonderoga.» rispose il giovane.
«Senza canotti?»
«Andremo per terra.»
«E perderemo settimane e settimane,» disse Testa di Pietra. «Giungeremo troppo tardi per avvertire i due valorosi comandanti americani della grossa tegola che sta per cadere sulle loro teste. Signor Riberac, che cosa ci consigliate di fare?»
«Di rimanere qui,» rispose il trafficante. «Come vi ho detto i pellerossa, lo so per certo, ormai marciano verso le coste del lago per unirsi agli inglesi. Cadreste quindi subito nelle loro mani, tanto più che io so pure che il marchese d’Halifax ha promesso un grosso premio per la vostra cattura.»
«E se vengono qui a cercarci?»
«Vi nasconderemo dentro quelle grosse botti ed avendo io delle amicizie fra i sackem Uroni, non mi riuscirà difficile persuaderli che voi non vi trovate qui.»
«Il nostro passaggio dunque è stato segnalato anche agli indiani.»
«È proprio così»
«Dagli agenti del marchese.»
Testa di Pietra si tirò rabbiosamente la barba.
«Ecco una missione ben pericolosa,» disse. «Senza un canotto noi non potremo mai giungere al forte. Non vi è la possibilità di procurarcene uno?…»
«In questo momento no, ma forse potreste avere qualche scialuppa dalla nave inglese che poco fa ha sparato.»
«In quale modo? Non siamo così forti da tentare un abbordaggio.»
«Fra poco, se il tempo si calmerà, verrà qui un agente od un ufficiale del marchese, accompagnato certamente da alcuni marinai.»
«Lo aspettavate dunque?»
«Sì, ve lo confesso.»
«Per dare informazioni su di noi.»
«Precisamente.»
«Allegri, Piccolo Flocco, siamo diventati personaggi importanti che si sono lasciati però ben giocare. Eppure noi siamo bretoni e nemmeno i tedeschi sono minchioni.»
In quel momento un’altra cannonata rimbombò sul lago.
«Bisogna che risponda,» disse il trafficante. «Devo sparare tre colpi di fucile, che è il segnale convenuto.»
«E se non rispondeste?»
«Oh, verrebbero ugualmente qui per chiedermi notizie della fusta che voi montavate.»
«Corpo di trecento campanili!… Che razza d’imbroglio! I bretoni però son sempre bretoni e non si lasceranno prendere come le anitre.»
I tedeschi avevano portato due gigantesche botti e le avevano aperte, levando dall’interno dei grossi tamburi come si usavano in quell’epoca.
Vedendo quegli strumenti, Testa di Pietra ebbe un sorriso.
«Serviranno a noi,» disse. «Una volta con quattro soli tamburi io ho abbordata una nave, ma avevo dei tamburini solidi e lesti di mano. Ah!… ah!… Il bel gioco che farò agli inglesi per portar via loro la scialuppa! Soneremo una carica indiavolata e li faremo scappare senza lasciare loro il tempo d’imbarcarsi. Ma a noi occorrono anche delle armi da fuoco e delle munizioni, signor Riberac. Siamo pronti a pagarvele.»
«Non occorre: voi siete francesi ed io devo ben pagare la cattiva azione che ho commessa insieme ai canadesi di Davis. Ho delle bellissime carabine inglesi ed anche delle pistole dal tiro assai lungo. Metto tutto a vostra disposizione.»
«Ecco un traffcante generoso,» disse Testa di Pietra.
Riberac ebbe un pallido sorriso, poi disse:
«Non dimentico che voi sareste stati nel vostro pieno diritto di ammazzarmi: generosità per generosità. Seguitemi.»
Si avvicinò ad una gran cassa, l’aprì e mostrò ai due bretoni carabine e pistole, di fabbrica certamente inglese, le migliori di quell’epoca, colle relative munizioni rinchiuse entro grossi corni di bue e sacchetti di pelle oscura.
«Un piccolo arsenale,» disse Testa di Pietra scegliendo subito. «Armi veramente di precisione: me ne intendo io. Su. Piccolo Flocco, ed anche voi assiani. Non perdiamo tempo. perché gl’inglesi possono giungere da un momento all’altro. Ah!… E da quale parte entreranno?»
«Dalla porta.»
«Non conoscono il passaggio segreto?»
«No, lo conoscevano solo i canadesi.»
«Allora faremo trasportare quattro tamburi nella galleria. Ci serviranno bene. Carichiamole armi ed aspettiamo la visita degl’inglesi. Io e Piccolo Flocco ci nasconderemo dietro i barili e le balle di pelli per sorvegliare da vicino quella gente; e voi, Wolf ed Hulrik, ci aspetterete all’uscita del passaggio segreto. Ora, signor Riberac, volete rispondere ai segnali che fa la nave?»
«Sarebbe necessario. Già, se anche io rimanessi zitto, l’agente del marchese verrebbe ugualmente.»
«Noi così potremo vederlo.»
«Ed anche udirlo.»
«Senza che voi ci tradiate?»
«Io ho dei gravi torti verso di voi ed ora farò del mio meglio per giocare gl’inglesi ed imbrogliarli. Ormai mi sento francese.»
«E di Jor possiamo fidarci?»
«Ora sì. Di Davis non risponderei, ma quello era un meticcio.»
«Tuttavia, per precauzione, Piccolo Flocco rimarrà qui a sorvegliarlo,» disse Testa di Pietra.
«Fate come volete,» rispose il canadese. «Mi accompagnate? Così vedremo la nave che sta per giungere.»
«Una domanda ancora.»
«Dite pure.»
«Che su quel veliero possa trovarsi il marchese d’Halifax?»
«Può darsi.»
«Ah, ma non oserà sbarcare lui.»
«Non credo.»
Prese il grosso archibugio, aprì la porta del fortino ed uscì attraversando rapidamente il piccolo ponte.
Il vecchio bretone l’aveva seguito portando le sue armi già caricate, una carabina e due pistole a canne lunghe, a doppio tiro.
L’uragano accennava a calmarsi, però il lago doveva essere ancora sconvolto, a giudicare dai muggiti delle onde che si ripercotevano come cannonate dentro l’immensa foresta. Un po’ di luce avanzava da oriente, aprendosi il passaggio fra gli strappi dei vapori ancora galoppanti per l’aria, spinti sempre da un vento crudissimo. I due uomini camminarono in silenzio per dieci minuti e giunsero finalmente sulle rive del Champlain.
Un bel brigantino di forme snelle, armato di due dozzine di cannoni, bordeggiava al di là della scogliera, virando di bordo ad ogni istante.
«È l’inglese che aspettavo,» disse Riberac. «Sono puntuali quegli uomini dell’Europa nordica nel trattare i loro affari.»
«L’avete già veduto?»
«Sì, è comparso qui tre settimane or sono. Dava la caccia alla vostra fusta.»
«E quella brava gente non è stata capace di prenderci!… Eppure montavamo una barca sgangherata che avanzava come i granchi.»
«Vi avranno perduti di vista. In questi ultimi giorni molta nebbia ha avvolto il lago.»
«Questo è vero,» rispose il bretone.
Sulla prora del brigantino brillò una linea di fuoco seguita tosto da una fragorosa detonazione.
Il trafficante attese che l’eco si spegnesse, rumoreggiando sotto i grandi pini e le betulle, poi scaricò il suo grosso archibugio verso il lago.
Ricaricò subito l’arma e sparò altre due volte.
Il brigantino, quantunque le acque fossero sempre agitatissime, si mise in panna, ossia attraversò il vento, al di là delle scogliere contro le quali si era fracassata la fusta, e lanciò un razzo azzurro.
«Va bene,» disse il trafficante. «Mi hanno capito e fra poco l’agente del marchese sarà in casa mia. Non facciamoci trovare qui. Non voglio che vi vedano. D’altronde quell’uomo conosce la strada.»
«Aspettiamo che mettano in acqua la scialuppa,» disse Testa di Pietra. «Mi preme contare i marinai che la monteranno.»
«Per accopparli?»
«Non mi impegnerò a fondo, siate sicuro. Noi li faremo semplicemente scappare con una carica di tamburi.»
«Su quel brigantino ci deve essere un numeroso equipaggio e se dovesse sbarcare tutto, poveri noi!…»
«Un uomo e sei marinai,» disse il trafficante. «Vedete?»
«La nostra impresa sarà poco difficile,» rispose il vecchio bretone.
Una grossa scialuppa era stata calata, montata da sette uomini e si era subito diretta verso la spiaggia, lottando vigorosamente contro la risacca.
«Torniamo,» disse il trafficante. «Vi darò una prova che io ho abbracciato ormai la causa americana. Voi ascolterete tutto quello che mi dirà il signor Oxford.»
«È l’agente del marchese?»
«Sì, e, a quanto pare, il suo braccio destro.»
«Se potessimo farlo prigioniero!»
«Avreste poi addosso tutto l’equipaggio del brigantino e non so quale brutto momento potrebbe farvi passare.»
«Se mi prendono mi appiccano: il marchese l’ha a morte con me ed anche con Piccolo Flocco. Gliene abbiamo fatte troppe a lui. Vedremo: mi saprò regolare.»
«Siate prudente, non dimenticate che siamo solamente in sei.»
Accelerando il passo giunsero al magazzino passando pel passaggio segreto.
I due assiani stavano seduti sui tamburi e fumavano tranquillamente.
«Tenetevi pronti a tutto,» disse loro Testa di Pietra.
«Sì, patre,» risposero i due valorosi soldati, battendo le mani sulle carabine.
Il trafficante ed il vecchio bretone trovarono, nella vasta sala, seduti dinanzi al fuoco, Piccolo Flocco e Jor i quali chiacchieravano come se fossero vecchi amici.
«Jor,» disse Riberac, «porta dei bicchieri e molte bottiglie. Gl’inglesi stanno per giungere e tu sai che quella gente è sempre assetata più delle spugne.»
«E noi, Piccolo Flocco, andiamo a nasconderci in mezzo alle balle di pellicce,» disse Testa di Pietra. «Non facciamoci vedere almeno per ora.»
«Sono molti gl’inglesi?»
«Sette.»
«Con pochi colpi di carabina li metteremo in piena rotta.»
«Niente affatto. Porterebbero via la scialuppa e noi non potremmo più attraversare il lago. Avranno maggiore effetto i tamburi sonati al momento opportuno. Signor Riberac, conto sulla vostra lealtà.»
«La Francia aiuta gli americani e noi canadesi, ossia francesi, cercheremo di fare altrettanto. Tenetevi tranquillo e pienamente rassicurato delle mie buone intenzioni che anche Jor condivide.»
«Ora sì,» disse il marinaio della fusta.
«Silenzio,» disse in quel momento Piccolo Flocco, il quale si era spinto verso la porta. «Gl’inglesi stanno per giungere.»
«Nascondiamoci,» disse Testa di Pietra.
In un lampo i due bretoni attraversarono il magazzino e scomparvero dietro le casse, i barili e le balle di pelli.
Un momento dopo gl’inglesi entravano nel fortino.
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